e più non dimandare

Le dichiarazioni – uguali come sono qui e qui – sembrano provenire da una nota battuta dall’Ansa (non so: oggi non ero al lavoro).
L’argomento di cui si tratta è la chiusura dell’Agenzia nazionale per il terzo settore, che ha/aveva sede a Milano.
A parlare è Elsa Fornero.
Ecco che cosa dice la Fornero al vicesindaco del capoluogo lombardo.

«Il sindaco ci ha rimproverati», ha detto il ministro Fornero al vicesindaco. «Ci dispiace, ma bisognava fare per forza questa operazione. Fare un’altra authority non sarebbe stato possibile. Tenerla in vita così come è sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente».

A parte la menzione al rimprovero e al dispiacere, la Fornero dice tre cose.

La prima è che quest’operazione era necessaria.
Non spiega, tuttavia, per quale motivo la chiusura fosse inevitabile, e da quali motivi di opportunità sia stata guidata.
Né, d’altra parte, sembrerebbe che qualcuno gliel’abbia domandato.

La seconda è che fare un’altra authority non sarebbe stato possibile.
E nemmeno qui spiega perché sarebbe stato impossibile fare un’altra authority né – soprattutto – per quale motivo qualcuno potesse, al contrario, avere ipotizzato che fare un’altra authority fosse una soluzione per evitare la chiusura.
Il senso generale del pezzo lascerebbe pensare che alla base della scelta ci siano motivi economici: ma anche così non è chiaro perché qualcuno, nell’ipotesi che la sede milanese costasse troppo, pensasse che una soluzione per spendere meno fosse creare un’altra authority.

La terza cosa è che «tenerla in vita così come è sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente».
Quest’affermazione merita di essere guardata meglio.
Quel che viene detto non è che l’agenzia non era utile, o che era controproducente.
Viene messa in scena un’inversione: se l’agenzia fosse rimasta aperta, be’, questa sarebbe stata la prova che in Italia non si può chiudere niente.
Cioè, in sostanza: bisognava chiudere l’agenzia per dare la dimostrazione che in Italia si può chiudere qualcosa.
Il ragionamento è privo di qualunque logica.

Eppure, all’interno di questa terza cosa che dice la Fornero c’è un’ulteriore affermazione nascosta: che una soluzione sarebbe ben potuta risiedere nella modifica di alcune delle caratteristiche dell’agenzia.
Non si specifica quali, però nelle parole «tenerla in vita così come è» [«sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente»] è implicita una considerazione decisiva: che tenerla in vita diversamente da come essa è avrebbe potuto avere un senso.

Non è chiaro, comunque, se fosse la creazione di «un’altra authority» la condizione di diversità (il non-«così come è») che avrebbe avuto un senso teorico ma sarebbe comunque stata impossibile (per motivi che non vengono spiegati, abbiamo visto).

Come spesso accade, insomma, le parole di una fonte non vengono indagate nemmeno quando sono prive di senso o contraddittorie.
E come spesso accade, la responsabilità delle scelte viene scaricata su un’inevitabilità le cui ragioni tendono a non essere spiegate, a venir date per scontate, e a venire casomai pennellate in modo vago.
Una cosa come «io non ti dico i motivi per il semplice fatto che essi sono lapalissiani, evidenti e lampanti; sono di buon senso. Se per caso tu non li capisci, be’, lo scemo sei tu, scusa tanto».