d’in su la vetta della torre antica

Un attimo di attenzione, prego.
In via del tutto eccezionale, invece di mettermi qui a occuparmi di cose alla mia altezza scrivendo capitoletti yè-yè sulle cose più (apparentemente) amene del meraviglioso Corriere della Sera Style Magazine, farò quella che chissà chi si crede di essere e commenterò l’immenso politologo Ernesto Galli della Loggia, che giusto su Style Magazine si profonde in un’analisi dal titolo «Italiani: fascisti, razzisti, falliti. In quattro mesi».

ma che peccatone

Galli, Galli. Non è carino che ti presti al giochino «toh, guarda: eravamo un gran popolo fino alle elezioni vinte da Berlusconi, e poi ecco che adesso tutti dicono che siamo diventati fascisti».
No, non è per niente carino.
Se non ti sei accorto che la deriva era cominciata un po’ prima di quattro mesi fa, direi – ma la mia è solo una discutibilissima opinione, ovvio – che il problema è tuo e del tuo acume analitico.

io nel giusto, voi scemi

Naturalmente, lui – da lassù: lo vedete com’è in alto? Vedete la barba piccola piccola? Riuscite a ripararvi gli occhi dal riverbero accecante della sua intelligenza? – la butta quasi sul ridere.
Anzi: ridicolizza tutti coloro che la pensano diversamente da lui.
E li ridicolizza non con la forza di opinioni personali che vengono onestamente rubricate per tali, lasciando a chi non è d’accordo la possibilità di dire «io non sono d’accordo».
Non è, per capirci, che Galli della Loggia dica «io la penso così, e poi fate un po’ voi».
No.
Lui dice (cioè: è come se dicesse) «non è che sono io a pensarla così: è che voi siete così scemi, poveri di spirito e incapaci di pensiero alato da non capire che le mie argomentazioni sono scientifiche, e quando scientifiche non sono, beh, sono comunque di buon senso, il che fa di voi delle bestiacce imbecilli».
Sicché nessuno può permettersi il lusso di non essere d’accordo.
Lui dice la verità, insomma, e chi non la capisce è scemo.

16 settimane: meglio di kim basinger

«Grazie alla cronaca italiana», scrive Gidielle a pagina 55 dello Style Magazine, «siamo oggi in grado di risolvere un importante problema politologico: quanto tempo ci mette l’opinione pubblica di un Paese democratico a scomparire, la sua vigilanza sul potere ad allentarsi, e quindi quanto tempo ci mette quello stesso Paese a “perdere la memoria”, a diventare preda del “pensiero unico”, a trasformarsi in un’“informe massa nera”, a cadere vittima di un “vuoto di senso”, a precipitare in uno “sfarinamento sociale”? La risposta esatta», dice, «è: 16 settimane».

le puntate perse

Tangenzialmente – perché se mi metto a far le pulci a un simile discorso finisce che faccio notte, perché (giuro) ho da dire perfino sulle virgole, tanto forte è il senso di repulsione che provo per questo genere di operazioni di rassicurazione sociale compiute dall’alto del proprio eccelso scranno morbido di sicurezze e solido di incrollabili certezze – mi soffermo volando sulla questione della vigilanza sul potere, che Gidielle ha appena accarezzato, per dire che la vigilanza sul potere esercitata dalla stampa è stata assai attenuata da politiche ben precedenti all’ultimo avvento del grande statista Berlusconi, e mi dispiace proprio tanto tanto che Gidielle si sia alzato a prendersi da bere proprio mentre andavano in onda quelle puntate.

i faziosi siete voi, mica io

E poi.
Galli, Galli: tu che ridicolizzi con faccino schifato la solidità degli argomenti di chi sostiene l’avvento del «pensiero unico», beh, sei forse tu il rappresentante di un «pensiero alternativo»?
Leggiamolo, allora, questo pensiero alternativo, oh quanto alternativo ai Bonaiuti ai Cicchitto ai Berlusconi alle Bertolini alle Carlucci agli Schifani: «Perché», si domanda lo studioso contorcendosi compostamente nella sua misurata angoscia, «nel nostro Paese la faziosità arriva a questi eccessi in cui sembra essere specializzata soprattutto la sinistra?».

pensiero alternativo

Oh, ma che meraviglioso pensiero alternativo!
E che equità, che serenità di giudizio, in quel «sembra»!

io sono immune

Tenetevi forte, però, perché c’è di meglio.
«I giudizi» (degli italiani in materia di politica), scrive Gidielle, «tendono a essere espressi generalmente sulla base di un unico elementare criterio (…). Io il bene, tu il male».
Cioè, attenti: io Ernesto Galli della Loggia nato non so quando e non so dove, scienziato, vi dico che siete delle brutte mer** perché pensate che qui stiamo diventando un po’ fascisti, e io – invece di spiegarvi perché non è così portandovi degli argomenti nel merito – vi spiego solo ed esclusivamente che io sono il bene e voi delle mer**, perché pensate di essere voi il bene e gli altri il male.

Per fortuna che c’è gente come lui, che da questo orribile difetto di fabbrica è assolutamente immune.

la caccia a cavallo

Comunque, tutto passa, e questo consola.
A pagina 57 di Style, ancora scossa, leggo un titolo: «Quei guru non funzionano più».
Verissimo.
Meglio dedicarsi a cose come questa (nell’indice): «Chi l’ha detto che la caccia a cavallo è solo per gli over 40?».

Beh. Ora, ciao a tutti: devo vestire mio figlio da fantino.
Alle due abbiamo una battuta di caccia.