ecologisti estremamente inquinanti

Questa la devo scrivere prima che mi scappi via. Sono andata dal medico di base a farmi visitare, poco fa, per un’influenza. Io abito in centro, e il mio medico ha lo studio nella zona ovest: così è necessario che io prenda la macchina. Non mi piace, ma con la febbre addosso l’autobus – due autobus, perché non ce n’è uno diretto – mi sembrava ragionevole evitarlo.

Il medico mi dice che per la mia brutta laringite con annessa bronchite devo evitare di parlare (per la gioia di molti, credo) e prendere certe medicine.
Dopo essere passata dalla farmacia, mi avvicino finalmente a casa e cerco un posteggio.
Stasera la situazione è proprio pesantina: con questa storia della manifestazione silenziosa organizzata dal Comune per l’omicidio di Nicola Tommasoli, ci sono furgoni delle tv per ogni dove, e le superauto dei maggiorenti istituzionali hanno occupato tutto l’asfalto disponibile, anche abbondantemente fuori dagli stalli segnati. Cioè, per farla breve, sono tutte in superdivieto di sosta. Ma forse loro possono farlo. Dev’essere così, sì.

All’improvviso, il miraggio: davanti al kebabbaro c’è un buco. Un buco regolare! Un buco per residenti! Certo: per arrivarci devo fare molte manovre, perché i mercedessoni e i suvvoni e le maxiaudi e le supermacchine mi tolgono spazio vitale per la curva. Però non mollerei quello stallo per niente al mondo. Quello stallo sarà mio. Punto. Non c’è altro da dire.

Quand’ecco…
Quand’ecco che si materializzano due ciclisti simpatici come un calcio nello stomaco sferrato con una Doc Martens dal puntale rinforzato in acciaio 18/10 e la suola sporca di mer**.
Di quei tipi che in trasparenza gli vedi ardere dentro il fuoco dei salvatori saggi e incompresi del mondo inquinato solo perché vanno su due ruote (ma qualcuno, un bel giorno, si deciderà a misurare l’impatto ambientale dell’inquinamento dovuto alle facce di c***?).
Di quelli che come vedono una macchina gli scatta la sinapsi «guidatore uguale bastardo uguale gas di scarico uguale polveri sottili e poi sei anche donna e fai la fighetta con l’occhiale da sole» (ndr: ce l’avevo, l’occhiale, ma giuro che non facevo la fighetta) «mentre noi due saremo anche due tipini insipidi e segaligni» (posso testimoniarlo: lo erano, ndr) «perché non usiamo mica le cremette e i saponcini inquinanti che usi tu, ma in ogni caso cara la nostra cretina noi stiamo comunque salvando il pianeta anche per te, e al posto tuo».

Bene. Ero rimasta alle manovre che facevo per riuscire a scavalcare, facciamo, le auto in divieto di sosta; questi due ciclisti, povere anime candide, sono costretti a fermarsi un istante per darmi l’agio di spostarmi.
Questa sarebbe gente che adora lo slow food, credo, e si fa un sacco di storie su quanto non se ne può più della fretta e della vita che non ha più i ritmi naturali. E dovrebbe ben sapere che la bici non è il mezzo più veloce del mondo. Però se si deve fermare per fare un piacere a te che sei in macchina – cioè delinqui, perbacco! – s’incazza come una bestia. Per principio.

La donna ciclista mi rivolge un’espressione seccatissima che dice senza voce esattamente le cose che ho scritto sopra e allora non sto neanche qui a ripeterle perché le avete capite. Se possibile, me le dice con un po’ di disprezzo in più di quello che perfino io riesco a concepire.

L’uomo ciclista riesce a vedere l’espressione della sua amata perfino da dietro; basta che le guardi l’inclinazione della nuca, la curva appena alterata delle spalle. All’uomo ciclista questo basta a capire tutto.
L’uomo ciclista sa da sempre di dover dar parole al disappunto della donna ciclista. È stato assunto per questo, d’altra parte: per darle tutto il suo sostegno, e il periodo di prova l’ha già superato.

E allora, con un delizioso contegno compunto e moralista, l’uomo ciclista protende il suo sano faccino abbronzato verso di me e mi si rivolge direttamente con quell’arietta di sufficienza: «Meglio andare a piedi, no?».

«No», gli urlo, completamente dimentica delle prescrizioni del medico. «Meglio mandarvi aff****** e godermi il fatto che abito in pieno centro alla faccia vostra!».

La laringite ne ha risentito di sicuro. Ma ci son momenti, gente, che l’atomica è poco.

p.s. Sì, un po’ di costrutti sono arditi, ma stasera va così.