cuore, l’eutanasia della satira (più la santanchè)

Pagando la bella somma di 27 euro e cinquanta, ho comprato in una libreria nel centro di Vieste sul cui tavolo della cassa c’era un giornale di Comunione e liberazione in attesa di essere letto dalla proprietaria, il volume “Non avrai altro Cuore all’infuori di me”, il cui sottotitolo ben chiarisce ciò di cui all’interno si tratta: “Vita e miracoli di un settimanale di resistenza umana”.

E’ sorprendente come un giornale satirico nato nell’89 e morto nel 2000 riesca ad essere ancora mordace e per molte cose assolutamente attuale.
Qualche esempio.
“Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti”; oppure “Perché solo la scala mobile? Si può dare di più”, e subito sotto, a caratteri cubitali, sopra il disegno di un cu**, “Prendetevi pure questo” (come direbbe Berlusconi: “Fatto”); o anche “Perché fermarsi all’adozione dell’embrione, come proposto dal leghista Cè? Una nostra proposta volta a preservare la vita laddove essa per la prima volta ha origine: adotta un coglione”.

E Altan, gente.
Altan.
“Vada come vada, s’è chiuso un periodo”, dice uno.
E l’altro gli risponde: “E se era l’ultimo?”.
O anche: “E se facessimo un po’ di opposizione?”, domanda un Cipputi. E l’altro, mentre lavora a una macchina in fabbrica: “Da te o a casa mia?”.

Ma quello che mi ha impressionato di più è come solo una decina di anni sia bastata a uccidere ogni possibile libertà di satira su religione, preti, suore, chiesa e papa; ma anche sui temi grandi, quelli della vita e della morte.
Per esempio un Vauro. Titolo: “Dopo la guerra, la ricostruzione”.
Vignetta. Un bambino porta una carriola e chiede a un uomo: “Signore, ho portato i pezzi: me la ricostruisce?”.
L’uomo: “Ma che roba è?”.
Il bambino: “La mia mamma”.

Roba come “Gesù Cristo risorge, panico tra i cattolici”; o “Dopo un papa polacco, un papa un po’ stronzo”; oppure “Dobbiamo prestare attenzione ai rapporti con i cattolici. Non usano il preservativo” (Ellekappa), dove la si vede più?

Io leggo un titolo come “Basta coi preti! Ci dicono per chi votare, che film guardare, quando e con chi scopare, quanti figli fare: ma chi si credono di essere? Rosanna Lambertucci?”, o il testo della vignetta in cui Vauro commenta il no bolognese alle case comunali per i gay facendo dire a un prete: “Gesù! Tocca chiudere il seminario!”, e mi dico: di fronte a cose di questo genere, quanti nanosecondi impiegherebbero, adesso, Bondi o Cicchitto o la Carfagna a prendere in mano il telefono e a chiamare l’Ansa per dire che è uno sconcio, che un po’ di rispetto, e che adesso basta, e che la sinistra?
E peggio ancora: quanto tempo impiegherebbe Repubblica.it a titolare “Insulti al Papa, è polemica”?
Quanto tempo impiegherebbe, qualche editorialista, a scrivere sullo stesso giornale un fondo dal titolo “Quando la satira fa il gioco dei suoi avversari”?

D’altra parte: ha forse la chiesa cattolica apostolica romana saputo tacere, o perlomeno parlare rispettosamente sottovoce, oggi, dopo la sentenza che ha concesso al padre e al curatore speciale di Eluana Englaro, in coma da sedici anni, di sospendere l’alimentazione da sondino?
E ha forse saputo tacere, o perlomeno farsi gli affari propri, commentando che i vescovi femmina della chiesa anglicana sono uno strappo gravissimo?

A proposito: la Santanché dice che è casta da un anno, perché “mio figlio deve essere certo che sua madre ha avuto solo suo padre al fianco, e poi basta”.
Niente da dire, adesso, tutte quelle giornaliste di sinistra che hanno detto e scritto – ne ho in mente una, in particolare – che da questa gagliarda femminista di destra avevamo qualcosa da imparare?