ho tanti amici negri

Tra le cose che un essere umano non dovrebbe mai fare di lunedì mattina – forse neanche negli altri giorni – c’è di sicuro quella che io ho fatto stamattina: leggere un’intervista alla ministressa Gelmini.

La ministressa Gelmini è una donna che riesce a dire che la sua professoressa di italiano alle medie era «siciliana e bravissima».
Santa donna.
È o non è la stessa cosa di quelli che dicono «no, io non sono razzista perché ho tanti amici meridionali» (o negri con la «g», o albanesi, o romeni…)?
In genere, dopo questa frase c’è sempre un «però».

Posto che in una parte spero piccola del cuore di chi legge alberghi almeno un po’ di quell’autolesionismo che occorre, invito a leggere l’intervista per alcuni buoni motivi che qui elenco.

l’uso spregiudicato del «quindi»

Una cosa curiosa è che alcune frasi sono spacciate per affermazioni conseguenti alla dichiarazione precedente senza che questo sia vero.
Per esempio: «I numeri evidenziano con chiarezza che una difficoltà maggiore delle scuole del Sud rispetto a quelle del Nord sia nei livelli di apprendimento relativi alla lettura, alle scienze ed alla matematica. Quindi è la scuola a mancare di una forte progettualità e a registrare nel complesso un gap rispetto al Nord. Ritengo quindi che la scuola del Sud vada aiutata a migliorare rispetto ai livelli di apprendimento degli studenti».
Lancerei un concorso a premi – o anche senza premi – per scoprire cosa intendevano significare quei due «quindi».

uccidiamone un po’, vuoi?

«La scuola italiana», dice, «ha bisogno di una svolta radicale. Ora il bilancio del ministero è destinato per il 97 per cento agli stipendi, ma così il sistema non potrà reggere ancora a lungo».
Per come la vedo io, se le scuole come edifici le gestiscono i Comuni e le Province, non c’è molto di strano se il ministero si concentra sulle cosiddette «risorse umane», che francamente sono ciò che alla scuola mi sembra serva di più.
Non c’è un altro modo di tagliare queste spese se non licenziando, ministressa. O tutt’al più facendo un’ardita manovra alla Carcarlo Pravettoni. Tipo che ogni dieci sedie dei professori otto hanno, sotto la seduta, una mina antiuomo che si attiva a sorpresa.

la meritocrazia

La Gelmini dice di volere una scuola basata sulla meritocrazia (questa è proprio una parola nuova, non l’ho mai sentita).
Forse forse – a dispetto del fatto che sto ancora aspettando che qualcuno mi spieghi bene che cosa sia il merito, e soprattutto come diavolo si misuri – la vorrei anch’io.
Se così fosse, non mi troverei una ministressa che con quest’arietta seria seria e professonale professionale riesce a fare affermazioni così idiote, banali, ideologiche, offensive, apodittiche, superficiali, insultanti e pure razziste senza nemmeno rendersi conto del potenziale eversivo che hanno.

a chi giova, ministro?

La ministra pensa forse che grazie alle sue illuminate parole gli studenti delle scuole venete di campagna e di città, per esempio, siano incentivati a rispettare i loro insegnanti meridionali?
La ministra pensa forse che delegittimare gli insegnanti meridionali sia di una qualche utilità per la tenuta del sistema scolastico italiano?

e io scomodo la categoria del «mandante morale»

La ministra pensa che le sia sufficiente acquisire qualche merito davanti agli occhi dei leghisti, e che – una volta che lei abbia ottenuto il suo scopo – può benissimo morire Sansone con tutti i filistei?
La ministra pensa forse che quando qualche bastardo taglierà le gomme dell’auto a un insegnante meridionale lei potrà, dopo aver sollecitato il movimento istintivo della «pancia» del bastardo, tranquillamente chiamarsi fuori e definire quel bastardo «un imbecille isolato»?

niente senso di responsabilità

Ma questa gente si rende conto delle responsabilità che assume diventando ministro?
No, decisamente no.
Si rende conto che pronunciare parole di questo genere da uno scranno istituzionale significa indirizzare colpevolmente la rabbia dei furiosi nordisti contro uno specifico bersaglio?
Io non riesco a credere che una donna di trent’anni passati sia così incapace di comprendere le conseguenze delle sue azioni e delle sue parole.

la vergogna

E noi siam qui a dire «no, quella prof calabrese era brava»…
Come se fosse un argomento possibile, ragionevole, sensato.
Come se sul banco degli imputati fossero definitivamente saliti per davvero gli insegnanti meridionali e a noi fosse rimasta l’unica possibilità di schierarci, pro o contro di loro.
È inaccettabile.
Mi vergogno moltissimo per lei.
Siamo tornati alle chiacchiere da bar degli anni Cinquanta, e senza neanche il cattolicesimo sociale a fare da argine, mangiato com’è stato dai bagnaschi, dai ruini, dai padrifederichilombardi.

P.s. Apprendo da qui del pezzo di Merlo.
Al quale pongo due domande.
La prima è questa: in fondo al pezzo, c’è scritto che «i professori meridionali, se proprio vogliamo farli esistere, sono gli eredi dell’aristocrazia culturale italiana».
Ma è lo stesso Merlo che, riferendosi ai veneti, ha scritto «perché una delle grandi borghesie regionali d’Europa, che pure ha prodotto la migliore cultura d’Italia, deve permettere che il suo immaginario intellettuale e storico si popoli di queste fetecchie, di questa monnezza che puzza molto più di quella di Napoli?»?.

La seconda è questa: ma perché Merlo accetta il piano di discussione inaccettabile della ministressa? Perché fa l’elenchino dei professori bravi del sud come se il problema fosse riuscire a mettere in lista dei meridionali bravi un nome in più di quelli inseriti nella lista dei settentrionali bravi?
Ma è veramente questo ciò che lui pensa tagli la testa al toro?
Bah.
Sono molto perplessa.