il coraggio civile di un ministro «uomo» della strada

La ministressa Gelmini ha fatto l’esame di Stato per diventare avvocato non a Brescia – la sua città – ma a Reggio Calabria.
Lo sappiamo tutti.
Lei l’ha ammesso con quel candore che la rende tanto «una di noi».
Anzi: con quel «tocco di melodramma» che a Travaglio non è sfuggito, la Gelmini ha detto che ha fatto l’esame laggiù perché i suoi genitori, tutt’altro che ricchi, avevano bisogno che lei cominciasse a lavorare e a rendersi economicamente autonoma.

ah, che commendevole severità

A Brescia, dice lei, l’esame veniva superato dal 30 per cento dei candidati, perlopiù figli degli avvocati.
A Reggio Calabria da oltre il 90 per cento.

la comoda «chiave» del merito

Tutti – ma dico esattamente tutti, eh? – si sono attestati sul livello di analisi più superficiale: come può, una che parla di merito, prendere l’abilitazione là dove è più facile passare l’esame?

e se ci fosse dell’altro?

Eppure a me sembra tremendamente evidente un altro risvolto, enormemente più rilevante.
Questo.

un’accusa grave di cui nessuno si rende conto

Un ministro della Repubblica dice che in una città di questo Paese – in una delle regioni che pretenderebbero di rappresentare l’eccellenza, signori – l’esame di abilitazione per l’ingresso nell’ordine degli avvocati è appannaggio pressoché esclusivo di rampolli di gruppi di potere (come in una qualunque nazione sottosviluppata quale d’altro canto è l’Italia, e sommamente – io credo – le sue regioni settentrionali).

le «cosche mafiose»

È o non è grave?
È o non è più grave escludere chi non fa parte della cosca di potere, piuttosto che tenere le maglie così aperte da consentire l’ingresso di quasi tutti?
Io, per dire, al mercato non credo; ma loro – Gelmini compresa – sì.
E il mercato, nella sua infinita, naturale e metafisica sapienza, dovrebbe garantire – nella loro ottica, non nella mia – l’affollamento degli studi degli avvocati bravi e la desertificazione degli studi degli avvocati cani, indipendentemente dal fatto che entrambi i tipi di avvocati hanno superato l’esame.

ma lei non denuncia…

Assumendosi la responsabilità di dire cose tanto gravi come questa – che a Brescia passano solo i figli degli avvocati – una ministressa degna del suo nome avrebbe secondo me dovuto spingersi fino a salire le scale di una qualunque procura della Repubblica per presentare un esposto.

è forse un uomo della strada?

Un ministro non può permettersi il lusso di parlare come un uomo della strada (dico uomo perché se dicessi «donna della strada» rischierei di pronunciare un insulto).

un ministro che si dipinge vittima di soprusi

Un ministro non può permettersi il lusso di accreditare una ricostruzione dei fatti secondo la quale egli stesso è una vittima che ai soprusi non oppone nessuna reazione se non quella individualmente autodifensiva.
Non può far passare il messaggio che di fronte a un’ingiustizia l’unica difesa è l’elusione.

profili di moralità

Delle due l’una, d’altra parte: o a Brescia premiano il merito, e allora la Gelmini non meritava di passare l’esame.
O a Brescia promuovono per raccomandazione, e allora la Gelmini aveva e ha l’obbligo istituzionale di agire per rimuovere le clientele.
Di giocare un’altra partita istituzionale, insomma: una partita in cui rispettare le sue prerogative di «uomo di Stato», e non quelle di «uomo della strada».

evviva il «si salvi chi può»

Se neppure un ministro riesce ad assumersi la responsabilità politica di avviare i processi che ristabiliscono l’equilibrio di fronte a un’ingiustizia, cosa deve pensare un cittadino «normale»?
Che messaggio arriva a un cittadino normale?
Il «si salvi chi può».
E non si vergognano.

e dov’è la stampa?

E i giornalisti?
Quelli bravi, dico; quelli che passano per essere i super-inchiestisti che non guardano in faccia nessuno perché sono animati da sacri furori?
Non hanno niente da dire?
Dalle parole della Gelmini non risultava forse abbastanza evidente la necessità di indagare cifre, percentuali e nomi degli esami di Stato a Brescia?

il silenzio delle procure

E i magistrati?
L’azione penale è ancora obbligatoria: per ora Ghedini e Violante non l’hanno estirpata con uno dei loro giochi di prestigio…
Niente da dire nemmeno loro?

l’antimeridionalismo…

Una delle cose più inquietanti a latere di questa vicenda è il fatto che l’antimeridionalismo è l’unica – banale e razzista – chiave di lettura di un’enorme quantità di fenomeni, esaminati attraverso una lente distorsiva.

… su basi «scientifiche»

Per fare un esempio (ma magari ci torno in un altro post, con più calma): sono andata a cercare il mitologico Ocse-Pisa – ovvero il test in base ai quali la ministressa Gelmini s’è permessa di dire che gli insegnanti del sud dovevano fare dei corsi di formazione perché erano incompetenti, e le scuole del sud sono insufficienti – e ho scoperto (guarda un po’) che il test a cui sono stati sottoposti gli studenti allo scopo di valutare la loro preparazione conteneva degli errori.
Sissignore.
Degli errori.
Domanda: chi valuta i valutatori?