la suocera di sarah

Più che bella, Sarah Palin è piaciona, direi, allo stesso modo in cui lo può essere Rutelli: cioè gradevole più nella somma dei suoi «pezzi» che nel suo insieme, e sostanzialmente priva di attrattive sensuali di genere.

Son giorni che ci penso. Giorni che penso – dico – alla sua decisione di tenere il quinto figlio (gli ha dato un nome assurdo, tra l’altro) benché sapesse che sarebbe nato con la sindrome di Down.

Non capisco se la scelta sia stata obbligata dalla sua posizione di governatrice conservatrice dell’Alaska (cosa le sarebbe successo, politicamente, se avesse abortito e lo si fosse saputo?), o se la sua posizione di governatrice si debba alle idee delle quali, facendo nascere il figlio, lei ha semplicemente dato manifestazione.
E poi – consapevole che è una domanda illegittima – mi domando che ruolo abbia, in questi casi, il bisogno di non gestire futuri possibili o ipotetici sensi di colpa.

Comunque.
Leggo sul Timesonline che qualcuno è ben più cattivo di me con Super-Sarah.
Non solo per le pressioni – dapprima negate – sull’ufficiale che, poi a sua volta licenziato, lei voleva licenziasse il cognato, che aveva malamente divorziato dalla sorella; non solo perché da qualche parte si ipotizza che il suo quinto figlio sia in realtà figlio della figlia diciassettenne (ha tenuto il cuscino sotto i vestiti? Sequestrato la figlia in casa?); non solo perché le si rimprovera di essersi rimangiata per opportunismo il consenso all’osteggiatissimo cosiddetto «ponte verso il nulla» tra Gravina Island e l’aeroporto di Ketchikan.

No. La cattiveria suprema è quella della suocera, la madre di Mr Palin, la quale si dichiara anche elettrice di Obama: «Se si escludono il suo essere donna e il suo essere conservatrice», dice, «non mi è chiaro quale possa essere lo specifico contributo che lei può portare alla causa di McCain».
Un suocerone.