universi paralleli/il giornale style

C’era anche il Giornale Style e io me l’ero perso.
Certe notizie prostrano il morale.

elogio leggero dell’avvoltoio

In copertina, sotto l’occhiello «L’ultima trovata», il titolo «vado al party e vendo l’oro».
Sommarietto: «in America, approfittando delle difficoltà di molte famiglie borghesi, c’è chi s’è inventato un nuovo lavoro: organizza cocktail per comprare gioielli e preziosi, pagamento in contanti».
Una tragedia trattata come una soave storiella di costume, insomma.
Almeno in prima pagina: così nessuno è indotto a credere che dentro si parli di qualcosa che anche lontanamente possa avere qualcosa a che fare col dolore.

il lodevole ottimismo del portafoglio pieno

Editoriale.
«Quindi, non facciamoci del male da soli. Ci sono le feste? E allora si va avanti come sempre. Mi dicono che trovare un posto in un’agenzia di viaggi non sia semplicissimo: forse non sono l’unico a pensarla in positivo».

la crisi? è virtuale (lo dice anche silvio, no?)

Rubrica «Qui lo dico, qui lo nego».
Titolo «La vita è un’abbuffata, il cenone che senso ha?» (a me francamente manca la risposta).
Citazione: «Controllate la coda nelle salumerie, rosticcerie, pollerie, pescherie, enoteche; verificate se la crisi è virtuale o verace come le vongole, date un’occhiata ai negozi di abbigliamento, agli empori di casalinghi e poi tirate, tiriamo di conto».
Chi scrive dev’essere un tipo ingenuo, però: non gli viene nessun sospetto del fatto che la crisi non colpisca proprio tutti allo stesso modo; che dalla crisi, perbacco, qualcuno potrebbe anche aver guadagnato.

tre alberi, dodici vele, un punto fisso, un finanziere. e le merde

«Tre alberi, dodici vele e un numero di metri di scafo avvolto nell’imprecisione e nel mistero, come si conviene alle leggende. Il velierto Shenandoah è uno dei punti fissi della vita di Francesco Micheli» (finanziere), «e del suo studio dietro piazza della Scala, dove il ritratto dell’amata barca gli guarda le spalle».
«Adesso la vela più bella del mondo, varata nel 1902 e passata tra le mani di svariati miliardari» (in effetti per qualche tempo l’ho avuta anch’io, ci ho fatto il giro del mondo e poi l’ho venduta), «è in Micronesia, in attesa delle vacanze di Natale del finanziere».

ma che enormi, autentici eroi

Titolo «Il vero lusso. Essere stilisti di se stessi».
Sommario: «Sono i nuovi dandy, conoscono i tessuti e vogliono sentirsi unici. Rifuggono dal livellamento culturale e sanno esprimere la propria identità. La sartoria è l’unica alternativa al facilmente accessibile. L’eterna rivalità tra la grande scuola italiana e la tradizione britannica».

a volte basta una didascalia

«In alto, Cravatte No stitch e l’interno di N.H. Sartoria a Milano dell’aristocratico Federico Ceschi a Santa Croce».

300 euro: e che sarà mai?

Pagina 40. «Scegliere tra le botteghe storiche di Londra, in St. James o Bond Street. Ci hanno fatto tappa tutti, da Ronald Reagan a Jackie Stewart. O affidarsi agli artigiani italiani, a Milano o a Brescia, spendendo solo 300 euro».
Cioè sette volte e mezzo il valore della fottuta carta dei poveri inventata da questo volgare governo.

amnesie

Pagina 48.
«Un abito da sera per dimenticare la crisi».
Certo.
Stavo dimenticandomelo!

troppa fretta

E infine.
«Dimmi che barca vuoi, te la faccio».
Ecco.
Così, su due piedi, mi trovo un po’ incerta.
Mi date una mezz’oretta?