buon anno ai giornalisti

Dalla lettera non di san Paolo apostolo ma del cdr (il sindacato interno dei giornalisti) del Corriere della Sera, non ai romani ma agli azionisti della Rcs.

una carezza per cominciare

«La Rcs sconta ogni giorno l’inadeguatezza di un azionariato che non ha saputo disegnare una prospettiva affidabile per il futuro».

i padroni delle ferriere?

«Adesso annunciate l’intenzione di “puntare su un notevole sviluppo della multimedialità”.
(…)
Forse anche voi, come gli altri editori, attendete che un annunciato, miope contratto nazionale di lavoro azzeri ogni possibilità di trattativa e di programmazione condivisa».

sprechi (altrui), efficienza (altrui) e produttività (altrui)

«Avete deciso di sostenere il management in “una forte azione di contenimento ad ogni livello dei costi e di recupero di efficienza”.
Ci saremmo aspettati una rigorosa e saggia strategia diretta a tagliare gli sprechi di gestione e di amministrazione così come gli sperperi della produzione e della diffusione mirata ad alzare il numero dei lettori, a migliorare il livello di prodotti collaterali scelti e imposti dal marketing in una crescente disaffezione del pubblico, a bloccare i giri di valzer di dirigenti che entrano ed escono giusto in tempo per raccogliere superliquidazioni d’oro».

la «sensibilità»

«In quanto azionisti, avete anche auspicato “un contesto di maggiore sensibilità istituzionale per il settore dell’editoria”.
Una formula elegante per sollecitare più ampie provvidenze a carico della collettività e nuovi aiuti pubblici, da aggiungere ai fondi dei quali già beneficiate.
È vero: fra voi azionisti di Rcs non c’è nessun editore puro, che abbia nei giornali e nei media il proprio “core business”.
Siete banchieri, imprenditori, finanzieri e capitani d’azienda che hanno altrove i propri principali interessi».

la casa della libertà

«Non ci meraviglia, perciò, che bussiate al governo e ai partiti per farvi aprire le casse dello Stato, ma ci preoccupa e ci inquieta perché questo non vi renderà più liberi ma semmai più obbedienti. In una fase confusa e delicata, la redazione continua ad avere chiaro che il Corriere della Sera non è uno strumento nelle mani degli azionisti e vi ricorda ancora una volta che la missione di un giornale è di assicurare un’informazione libera, pluralista e, sempre e ovunque, indipendente».

il mare non si svuota col cucchiaino

Sono assolutamente d’accordo, e so anche che è assurdo e antistorico pretendere di fermare i processi quando il proprio potere contrattuale è stato ucciso nell’indifferenza di tutti ma proprio tutti.
Però non posso evitare di domandarmi, comunque, perché noi giornalisti non sappiamo mai far vincere all’interno dei nostri giornali la nostra linea (intendendo per «nostra», e consapevolmente semplificando, quella che i nostri cdr dichiarano nei loro documenti), ma solo la linea dei «servi del padrone».

col suo permesso, signore

Nei nostri giornali di tutti i giorni questa «nostra» linea non si vede mai.
Si vede solo la linea di chi semplifica, brutalizza e storpia la realtà.
La linea di chi – per citare il cdr del Corriere della Sera – ha «altrove i propri principali interessi».
Non dimentichiamoci mai che siamo anche noi che glieli facciamo fare.

Non dico che saremmo in grado di fermarli, certo.
Ma forse di non aiutarli troppo, beh, questo magari sì.