ho fatto troppo poco, devo dare di più

senso_d_oppressioneSono le 23.49.
Sono al lavoro.
Sono estremamente triste.
L’azienda per cui lavoro ha diffuso un documento che si intitola «Piano di interventi di riorganizzazione redazionale»: lo sapevo, ma l’ho visto solo stasera.

Per molte ragioni – alcune buone, altre addirittura ottime – non dirò né cosa penso di quel che ho letto, né cosa penso del tipo di impatto che questo documento ha avuto (ma io ero a Dublino, e mi baso sui racconti altrui) sui miei colleghi e sulla loro capacità di esprimere una posizione collettiva.

Dirò solo che leggere cose come «il ridimensionamento degli organici giornalistici si presenta quindi come urgente e non più rinviabile, (…), con un corrispondente e proporzionale aumento della produttività individuale del lavoro giornalistico» mi spezza il cuore.
Completamente.

Per citare il comunicato del sindacato interno del Giornale di Vicenza, che è edito dalla stessa società editrice che pubblica L’Arena ed è coinvolto dallo stesso piano (il comunicato è uscito a pagina 11 del Giornale di Vicenza del 29 aprile), «tutto questo» (che non spiego, ma si può immaginare) succede «a fronte di bilanci floridi e di alti dividendi distribuiti agli azionisti».

Anche qui, mi devo fidare di quel che scrivono i colleghi del cdr vicentino. Ma fino a questo momento smentite non ne sono arrivate.

Non sono azionista.
Non ho avuto dividendi.
Avrò solo, immagino, la vita più difficile.
Ma me la merito, perché sono una giornalista di merda, e i giornalisti non fanno un ca***, si sa.
Non capisco perché mai dovrei lamentarmi.
I giornalisti devono produrre di più, perbacco.
Ma non tutte le notizie. Solo alcune.

No.
Niente dividendi, io.
Un vero peccato, ma nella vita – come diceva mia nonna usando altre parole – ci vuole anche culo.