legge 40: le motivazioni della consulta

brindiamo_ma_con_l_acquaSono uscite le motivazioni sulla cui base la Corte costituzionale ha giudicato contrastanti con il dettato della Costituzione italiana tre aspetti della legge 40 sulla fecondazione assistita (più avanti nel post, riporto un lungo estratto – molto interessante – di quelle 33 pagine di motivazioni, e anche – scritto a 12 ore di distanza dal momento in cui ho originariamente pubblicato questo post – un commentino sul modo in cui il Corriere ha trattato questa notizia)

Confermo ciò che avevo scritto la sera in cui era stato reso pubblico il dispositivo della sentenza: l’unico ad averci visto giusto era stato il costituzionalista Stefano Ceccanti.

Confermo anche che, a giudicare dalla violenza delle reazioni dei sostenitori di quella legge che non so definire altro che vergognosa e farisaica, il varco che la sentenza ha aperto è troppo stretto per pensare che il legislatore non ci si infili immediatamente.

Fin d’ora è possibile – tecnicamente e politicamente – perseguitare i centri che volessero adottare le prescrizioni della legge 40 così come emendate dalla sentenza.
E fin d’ora si minacciano linee guida che – dice l’inspiegabile Roccella – correggeranno la sentenza.
Ovviamente, la pronuncia della Consulta non può venire superata da nessun dispositivo legislativo, e men che mai da un documento giuridicamente blando come quello definito “linee guida”.
Ma a questa gente cosa importa?

Possono fare quel che vogliono: dire che in fondo, quando Berlusconi si rivolge alle sessantenni chiamandole “settore menopausa”, beh, quella è una battuta galante che solo gli snob possono non capire; o demolire lo Stato di diritto a picconate attraverso continue forzature di fatto.

Auguro a ciascuno di loro, Roccella in testa, tante cose che non è il caso di elencare.
Niente di letale, ovviamente.
Solo un soprassalto di resipiscenza.
Quella cosa che davanti allo specchio ti fa provare quella fastidiosa sensazione di essere trafitto da una lama di vergogna.

Ecco l’estratto delle motivazioni.

PROCREAZIONE: EMBRIONI CONGELATI, È MEDICO CHE DECIDE /ANSA
ECCO PERCHÈ CONSULTA HA BOCCIATO IN PARTE LA LEGGE 40

(di Silvia Barocci)

(ANSA) – ROMA, 8 MAG – Spetta al medico, e non al legislatore, individuare, di volta in volta, il numero di embrioni «idoneo ad assicurare un serio tentativo di procreazione assistita, riducendo al minimo ipotizzabile il rischio per la salute della donna e del feto»; inoltre, gli embrioni «prodotti ma non impiantati per scelta medica» vanno congelati, così derogando al divieto di crio-conservazione previsto dalla legge sulla procreazione assistita.

Con una sentenza di 33 pagine la Corte Costituzionale motiva la parziale bocciatura della legge 40. (…) La sentenza scritta dal giudice costituzionale Alfio Finocchiaro fuga ogni dubbio e chiarisce perché sia illegittima la produzione di non più di tre embrioni per volta da impiantare (leggi: trasferire, nota mia) contemporaneamente in utero. Tale limite – scrive la Corte – vìola l’art. 3 della Costituzione «sotto il duplice profilo del principio di ragionevolezza e di quello di uguaglianza, in quanto il legislatore riserva il medesimo trattamento a situazioni dissimili», e vìola anche l’art. 32 per «il pregiudizio alla salute della donna – ed eventualmente (…) del feto – ad esso connesso».

La Consulta parte dalla considerazione che la «tutela dell’embrione non è comunque assoluta, ma limitata dalla necessità di individuare un giusto bilanciamento con la tutela della esigenza di procreazione». La produzione di non più di tre embrioni può determinare «la necessità della moltiplicazione dei cicli di fecondazione»: le possibilità di successo variano infatti a seconda delle caratteristiche degli embrioni, delle condizioni soggettive delle donne, e della loro età.

Il limite di tre embrioni, dunque, finisce per favorire, da un lato, «l’aumento dei rischi di insorgenza di patologie» da iperstimolazione ovarica nel caso in cui siano necessari più cicli di trattamento; dall’altro, nei casi di maggiore possibilità di attecchimento, determina un «pregiudizio di diverso tipo alla salute della donna e del feto», vale a dire gravidanze plurigemellari che la donna può rifiutare solo abortendo.

Tutti questi rischi si verificano perché – spiegano i giudici costituzionali – la legge 40 «non riconosce al medico la possibilità di una valutazione, sulla base delle più aggiornate e accreditate conoscenze tecnico-scientifiche, del singolo caso sottoposto al trattamento, con conseguente individuazione, di volta in volta,
del limite numerico di embrioni da impiantare, ritenuto idoneo ad assicurare un serio tentativo di procreazione assistita, riducendo al minimo ipotizzabile il rischio per la salute della donna e del feto».

La discrezionalità legislativa in questo campo ha pertanto dei «limiti»: «La regola di fondo – si legge nella sentenza – deve essere l’autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali». Il giudice delle leggi fa comunque «salvo il principio secondo cui le tecniche di produzione non devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario»; tuttavia a stabilire tale numero saranno, appunto, «accertamenti demandati, nella fattispecie concreta, al medico».

La «logica conseguenza» della bocciatura del limite di tre embrioni (art.14 comma 2) è una «deroga al principio generale di divieto di crio-conservazione»; deroga che – conclude la Corte bocciando in parte l’art. 14, comma tre – determina la necessità del ricorso al congelamento degli embrioni «prodotti ma non
impiantati (leggi: trasferiti, nota mia) per scelta medica» (fino ad oggi, invece, la legge consentiva la crio-conservazione solo in caso di non prevedibile malattia acuta della donna).

Noterella a margine. Stamattina sabato 9 maggio (il post l’ho scritto ieri sera) cosa leggo sul Corriere.it? Leggo che – cito testuale – «è la deroga al divieto di congelamento la vera sorpresa della sentenza».
Già leggendo i giornali il giorno dopo la pubblicazione della sentenza, un mese fa, m’ero purtroppo resa conto che non c’era alcun giornale che avesse riportato in modo chiaro lo scenario che veniva aperto dalle novità contenute nella sentenza.

Già allora m’era sembrato incredibile.
Ora, a distanza di settimane, mi domando come sia possibile che qualcuno possa ancora dire che «la vera sorpresa» è ciò che non dico io su questo stupido blog, ma il costituzionalista Stefano Ceccanti aveva già chiarito quella stessa sera.
Ma quale sorpresa, colleghi del Corriere?
Quale sorpresa?
Come potete parlare di sorpresa, facendo credere alle persone che vi leggono che solo ieri sera si sia scoperto l’arcano significato della sentenza?

Bah.
Che brutta cosa.