la ragazza-immagine

c_e_del_lavoro_da_fare_ahinoiHo visto su Repubblica.it l’intervista a Barbara Montereale.
Lei dice molte volte di essere «solo» una «ragazza immagine», di partecipare alle feste solo per «immagine», di venire pagata solo per il suo lavoro di «immagine».

Ma che lavoro fa – mi domandavo mentre la ascoltavo raccontare così serenamente di una professione dai contorni se non deprimenti per la propria dignità almeno vaghi e ambigui – una «ragazza immagine»?
Che funzione svolge?

È come una collezione di uova Fabergè o un tappeto persiano? Una cosa da esibire per far vedere quanto si è ricchi, potenti e in grado di circondarsi di oggetti preziosi?

«Cosizzarsi» è normale, insomma. Per una ventitreenne con una 35c di reggiseno «cosizzarsi» è normale.
«Spero che la mia carriera di ragazza-immagine finisca presto», dice Barbara. «Io vorrei essere solo madre e moglie».

Fare la «ragazza-immagine» è una carriera con un proprio cursus honorum, sembra: dalla festa dello sfigato di provincia alla festa del dolcissimo Papi.
Poi, a vetta raggiunta, scatta l’identità primaria: madre e moglie; via i perizomi e i tatuaggi, via i gioielli. Pannolini, sofficini Findus e passeggiate al parco.
E ora, la domanda: di quanti decenni siamo tornati indietro?