«sono bastardi, ma non li sto criticando»

Per capire a quale punto di profondità è arrivato lo scavo delle trincee dell’antimeridionalismo, vale la pena di leggere uno dei commenti all’articolo che, sul Corriere, riferisce della morte del ragazzo di Mazzarino, nel Nisseno:

Premetto che la gente del meridione,più che da noi, è degna di stima per molte cose; eccezion fatta per i mascalzoni che non mancano pure da noi. E’ un discorso, quello sollevato dall’articolo, che purtroppo – lo stiamo commentando da giorni in famiglia – dipende da scarsa organizzazione e da una mentalità diverse dalle nostre.

Noi abbiamo sempre fatto del lavoro l’elemento base, da cui trarre tutto ciò che è indispensabile e utile per la vita, per migliorare la nostra posizione, per crescere dal punto di vista economico e sociale.
Non è ancora così nel meridione, dove è privilegiato il vivere – possibilmente bene – mentre il lavoro è un corollario.
Mia figlia e mio genero, medici, hanno sempre frazionato le loro ferie, come del resto gli altri medici, per assicurare una continuità di presenza in ospedale, anche con un carico superiore di reperibilità. Giuste le ferie, ma giustissima una organizzazione disciplinata, anche a scapito di pause di riposo.
La professione, laggiù, è vista come uno status sociale più che un servizio e un lavoro.

Scusate: la mia è una considerazione generale, non intende criticare qualcosa o qualcuno in particolare.

La conclusione è veramente splendida.
Ha appena finito di dire che i meridionali sono dei cazzari incapaci, incompetenti e lavativi, mica come lui, la figlia e il genero; ma intendeva parlare solo in termini generali. Non farebbe mai polemica, ci mancherebbe altro.

Un capolavoro.