il corpo, l’urlo e la plastica

Rachel O’Connor dice che le succede spesso di arrivare tardi al lavoro perché durante la notte quel frastuono la tiene sveglia: «Non saprei descriverlo», racconta. «Non ho mai sentito un rumore simile. Come se provassero un grande dolore fisico».
Ma invece no. Decisamente no.
E’ solo che Caroline Cartwright, quando fa l’amore col marito, urla.
Per il disturbo ai vicini, Caroline è stata arrestata, e i giudici – che hanno ascoltato alcune registrazioni – hanno deciso che il diritto di urlare non ce l’ha.

«Il rumore è certamente intrusivo», dice la corte. «Si tratta di un rumore di natura effettivamente assai molesta, peraltro aggravato dalla sua durata: non è un fenomeno episodico e casuale, ma dura ogni volta per ore. In più, si fa sentire frequentemente: praticamente ogni notte».

La foto dei due, che la Repubblica prende dalla Bbc, è l’argomento più decisivo a favore dell’inutilità di plastiche e trattamenti di medicina estetica.

Sono un uomo e una donna normali, anche un po’ corpulenti.
Apparentemente non sono nemmeno particolarmente seduttivi, nel senso che la loro espressione – d’accordo: è solo una foto scattata in occasione di una delle udienze, perciò non ci si può attendere granché – è tutt’altro che languida o rapace.

Ma i corpi veri esistono. E funzionano. E amano.
E rivendicano il loro spazio, cercano di farsi largo.
Non sempre c’è bisogno di emendarsi, tingersi, tirarsi.
Non tutti ambiscono ad essere desiderati da chiunque.
Non tutti si vergognano di sé.