l’elettrificazione leghista

Ho letto quest’articolo e sono rimasta di sale (che di questi tempi è utilissimo perché scioglie la neve).

Copio e incollo:
«CERESARA. Non vogliono sentirsi cattolici di serie B, solo perché per i loro bambini hanno preferito l’asilo comunale a quello privato gestito dalle suore.
Al coro che si esibirà in chiesa la sera del 23 dicembre potranno partecipare solo gli iscritti alla materna religiosa.
L’esclusione è suonata come un ostracismo per molti genitori di Ceresara».

La capa del coro è la vicesindaca leghista, apprendo dal pezzo; e – leggo ancora – «nel regno del sindaco del Carroccio Enzo Fozzato, la messa di Natale è il momento clou di tutti i credenti».
A parte che la messa del 23 dicembre non è quella di Natale, ma – appunto – quella del 23 dicembre – perché i credenti dovrebbero sentirsi sminuiti dal fatto di non cantare?

Non mi risulta che sia obbligatorio cantare nel coro a Natale.
Non mi risulta che la parrocchia abbia un qualche obbligo di far cantare tutti i bambini.
E in generale la suddivisione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B mi impressiona un po’ di più di quella fra cattolici di serie A e cattolici di serie B.

«“Nessuno ci ha informato – dicono (i genitori, che – ndr – come se si trattasse di una storia di mafia che mette a rischio la loro vita o quella dei loro figli, vogliono l’anonimato) – l’abbiamo saputo da un volantino dove si parla della partecipazione dei soli bambini dell’asilo privato ad un momento di abbraccio comune di solidarietà e amore verso il prossimo: alla faccia. Evidentemente però i bambini per qualcuno non sono tutti uguali”».

Domanda: ma chi doveva avvisare chi?
Bisognava fare i manifesti?
Una grida?
Un editto?
E perché?

Esiste un asilo cattolico, punto.
Esiste una parrocchia, punto.
Esiste una messa (di Natale?) in cui dei bambini cantano, punto.
Mi dite cosa c’è di strano se a una messa della religione cattolica cantano i bambini della scuola cattolica?

«“L’asilo comunale funziona bene, perché non dovremmo sceglierlo? Certo, non li fanno pregare tante volte al giorno come in quello delle suore, ma la religiosità non si misura da questo».
Bene.
E allora da cosa si misura?
Avrebbero dovuto chiedere a tutti i genitori «scusate, voi siete abbastanza religiosi da voler mandare il vostro bambino a cantare?»?
O magari si doveva fare un esamino di religiosità con punteggi?
O dovevano cantare tutti per definizione?
Perché se è così, come la mettevamo con quelli che han scelto l’asilo comunale perché è pubblico e non religioso?

Io non capisco.
Prima votano i leghisti, e poi si lamentano perché i loro piccoli non possono cantare nel coro della Ciofentù Reliciosa.
Ma non lo sapevano da prima, che per i leghisti l’obiettivo principale è elettrificare le frontiere fra il dentro e il fuori di qualunque argomento, dentro i buoni e fuori la merda?
E adesso vengono a parlare – anonimamente – di cattolici di serie A e cattolici di serie B.
Ma mi facciano il piacere, su.