riprendersi le parole

«Bando ai buonismi e alle cose non dette: in italia esiste la schiavitù. (…) Ma la schiavitù degli africani di rosarno è un problema che va affrontato con decisione. Perché in uno Stato civile, moderno e democratico, non si può tollerare che migliaia di persone vivano nell’indigenza più totale, senza il minimo di dignità che dovrebbe essere garantita non tanto da leggi, fondi pubblici o piani di integrazione, quanto dalla civiltà di ognuno di noi».

Bersani? D’Alema? Don Gallo?
No.
Farefuturo. I finiani.

Ecco cosa succede a riprendersi le parole; a rifiutare i loro slittamenti di senso: che ci si riprende le idee.
Uno di destra potrebbe pensare che parlare di «schiavismo» significhi ingenerare nel lettore l’equivoco che a parlare sia un rifondarolo.
Potrebbe pensare che le parole di sinistra debbano restar tabù.
E invece no.
Quando ce le si riprende, ecco che le parole non ci tradiscono, e ci consentono di edificare un pensiero «nostro».