una notte importante, un cuore molliccio e un piedino

A un certo punto, non c’era più quel grigio incolore che azzera le ombre; quella specie di cosa fumosa che è parente della nebbia e delle nuvole insieme.
All’improvviso lungo la strada da Verona a Belluno, ieri, il cielo è diventato azzurro.
A mano a mano che procedevo, la sfumatura dal blu al rosa diventava sempre più evidente.
C’era uno spicchietto di luna, anche.
A sinistra, non tanto in alto.
Con la stellina luminosa un po’ sotto.
Poi ho visto le montagne con la neve.
Erano bianche ma anche un pochino rosa.
Un pochino.
Non mi piacciono le montagne.
Ma quelle montagne io le ho viste per la prima volta quando nella mia pancia c’era Giovanni.
Andavo a lavorare a Belluno, ero nel mio periodo rap, e tenevo la musica a volume altissimo.

Credevo di aver dimenticato tutto, ma ieri – a mano a mano che mi avvicinavo alla città, dopo l’uscita dall’autostrada A27 – ogni edificio e ogni curva tornava a occupare il posto che aveva avuto nella mappatura dello spazio della mia vita.

Un secolo fa, o tre ore prima.
Io ero di nuovo quella donna là, eppure ero ancora la donna che sono ora.
M’è venuto in mente che è stato proprio là a Belluno che una notte accadde una cosa importante.


Ero nel mio lettino, e mi sentivo sola e triste.
A un certo punto ho sentito qualcosa che si muoveva dentro.
Era la prima volta che sentivo Giovanni muoversi.
Che emozione.
Per farmi capire che non ero sola, il mio bambino mi aveva dato un calcetto.
Mentre guidavo in quella luce tersa azzurra e rosa mi sono resa conto, ieri sera, che vedevo male, e che le luci avevano delle scie.
Stupido cuore molliccio di mamma aveva comunicato agli occhi il comando «lacrime!».

Quando – a cena – ho raccontato questa storia ai ragazzi dell’associazione culturale 32100 che mi aveva invitata a presentare il mio libro, uno di loro mi ha chiesto se a quel punto ho attivato i tergicristalli.
No, gli ho risposto.
Ho accostato, sono scesa dalla macchina, ho staccato i tergicristalli e me li sono messi davanti agli occhi.

(Nella foto, Michela Fregona con me)