baciamo le mani (o le parole degli altri)

Riporto da qui un pezzetto della lettera che, firmata da alcuni dei nomi cospicui – e francamente insospettabili – dell’accademia italiana è indirizzata a Berlusconi e alla ministra Gelmini:

Riconosciamo pienamente che il ddl è basato su valori di efficienza e di merito, valori fortemente compromessi anche per gravi responsabilità di noi accademici, ma siamo allo stesso tempo convinti che nella sua forma attuale esso non possa imprimere la svolta necessaria, né creare il contesto adeguato per un uso virtuoso dell’autonomia universitaria.

Efficienza e merito.
Virtuoso.
Riconosciamo.
Eppure, accidenti, cara ministra, è ancora troppo poco.
Fai di più, forza.
Spingi.

Mi domandavo: quanto dista – concettualmente – il conformismo delle parole d’ordine ideologiche dal fascismo come contenuto politico?

E quanto grande diventa, giorno dopo giorno, la responsabilità di Repubblica.it nella demolizione scientifica e sistematica della politica come mediazione fra istanze? Nell’elevazione della democrazia della paletta a modus operandi unificato?
Nella canonizzazione di «personaggi» che, utilizzati come testimonial, intravvedono nella loro presenza su Repubblica un’ulteriore chance di accreditamento di se stessi all’olimpo dei Pensatori Maiuscoli Che Contano Nel Paese?