la sanguisuga degli epici trentenni sono io

Postilla sui trentenni (suscettibili).
A parte l’ovvia considerazione che il mio post «con gli occhi dei trentenni» non può certamente riferirsi a ciascun trentenne ma rappresenta una generalizzazione in chiave polemica che prende di mira non tutti, ma quelli di loro che si sentono «ggiovani», vorrei solo dire che non riesco proprio a capire come mai gli insulti mainstream a chi si sente/è quarantenne vanno bene e le critiche ai trentenni mosse dalle periferie di un blog no.

In questa ridicola retorica del giovanilismo, liquidatoria, riduzionista e insultante per chi viene additato a usurpatore di posti di lavoro e di privilegi che sarebbero spettati ad altri, con la loro eccellenza e i loro sacrifici e l’epico sudore della loro fronte, c’è tutta l’idiozia di chi non vuol capire che c’hanno messo gli uni contro gli altri, e che da qualche parte qualcuno si gode lo spettacolo.

Volevo solo dire che io non ho fatto niente, mi son grattata la pancia, sono garantita, avrò una pensione ricca, possiedo case in città, al mare e in montagna, ho la terza media eppure per puro culo ho immeritatamente conquistato un posto di lavoro in un giornale senza fare alcun sacrificio, sono stata difesa dai sindacati, ho usurpato visibilità e vita a chi ha trent’anni.

Ebbene, lo confesso.
La sanguisuga dei trentenni sono io.
Le sanguisughe dei trentenni sono quelli come me.
Gli assassini dei trentenni sono i quarantenni.
Non chi ha reso precarie le loro posizioni lavorative, no.
Io.
Non chi ha impoverito le loro scuole, no.
Io.
Non chi ha devastato il paesaggio della politica, no.
Io.

Che ho anche una colpa aggiuntiva: non sono nemmeno veramente di sinistra.
Non può essere che io lo sia, perché non mi piace il ronzare festante delle alacri apine facebookiane intorno al miele dell’insulsa retorica della modernità e del «dai, amici, firmiamo per cambiare il mondo».