i giornalisti come capi di bestiame

Apprendo del tutto casualmente da un thread su Facebook una cosa che mi fa riflettere:

Ai primi abbonati (del Fatto quotidiano, ndr) era stato anche chiesto quali giornalisti avrebbero voluto in redazione
Non ne hanno scelto neanche uno tra quelli proposti…
Pensare che ho anche la foto profilo con una delle prime copie, per sponsorizzarlo :-(((

Questa cosa singolare dello «sceglietevi da soli i giornalisti che volete» me l’ero persa.
Una sola cosa mi domandavo: ma agli abbonati di quel giornale pareva normale (e continua a parere normale adesso) che in un giornale che ha un suo direttore, verosimilmente pagato apposta per individuare e assumere giornalisti che ritiene di valore e compatibili col progetto che l’editore intende fargli condurre, venga chiesto ai lettori quali giornalisti vorrebbero a lavorare nel giornale al quale si stanno abbonando?

Ma cosa sono, i giornalisti?
Capi di bestiame?


Per carità: non che io non conosca bipedi di categoria giornalistica con caratteristiche paragonabili ad alcune fra quelle normalmente attribuite a quadrupedi destinati all’alimentazione umana.
Però, ero rimasta ferma al punto che per decidere chi assumere bastassero un direttore responsabile e un’azienda editoriale.
E questa mi sembra un’applicazione singolare del principio della democrazia della paletta…

Va bene l’irresponsabilità (di chiunque, occupando una posizione di preminenza, finga o decida di non voler decidere).
Va bene la retorica della democrazia diretta.
Ma questo mi pare proprio troppo.
Mi pare un buon motivo per non abbonarmi al Fatto.

E pensare che l’abbonato di cui ho citato le parole si rammarica del fatto che abbiano assunto i giornalisti che volevano loro, alla fine, e non quelli segnalati – diciamo le cose come stanno, va’ – dalla giuria popolare…