tre donne perbene, molte permale e un nano

Giuro che io non la capisco, questa cosa che siccome il collegio giudicante – ma lo giudicheranno davvero? – di Berlusconi è composto, per estrazione, da tre donne, ora tutti son qui a dire che s’è consumato un delizioso contrappasso.

Come se essere donne potesse dar luogo a una e una sola decisione, assunta peraltro preventivamente, prima che le carte si siano viste, i testimoni abbiano parlato.

In senso tecnico, un conto è il giudizio di un’opinione pubblica (ah, qui si apre il mare!), e un altro quello dei giudici.
Né l’uno né l’altro si basano sulla verità dei fatti, ma su quel particolare tipo di verità la cui lettura viene loro messa a disposizione in rapporto alla natura degli strumenti di cui sono ammessi a servirsi.

Ma al di là di questo.
Possibile che tre donne non possano essere in disaccordo fra loro?
Poiché son donne son tutte fieramente compatte?

Qui c’è l’eco della manifestazione, secondo me. L’idea che le donne sono un unico corpo sociale politicamente e direi perfino eticamente omogeneo (a parte le zoccole, s’intende).
Una sorta di allucinazione da democrazia della paletta.

Può ben darsi che le tre giudici lo condanneranno – se mai il procedimento arriverà a sentenza, eh – e magari pure con motivazioni cariche di indignazione.
Ma siamo sicure che lo condanneranno perché sono donne?

Di più: ci piacerebbe che lo condannassero perché sono donne?