celle d’amore

Esco adesso dalla conferenza che ha tenuto l’ex direttore della prigione femminile dublinese di Mountjoy, autore di un libro intitolato “The governor”. Ho solo l’iPhone, non il pc, ma non posso resistere.
Ho bisogno di scrivere.

Intanto.
Gli mancava un dente.
C’è parecchia gente, qui, a cui mancano dei denti. Non importa quale sia il loro status. Mi domandavo perché. Cultura? Trascuratezza della dimensione estetica? Capacità di raccogliersi sull’essenziale?
Non lo so, ma è un fatto strano che mi incuriosisce.

Quest’uomo parlava di quanto cruciale sia la dimensione dell’accoglienza, fra gli esseri umani. Massimamente, diceva, quando si ha a che fare con persone che vivono il picco più basso e deprimente della loro esperienza umana.

Raccontava di quando un homeless diede a un bambino il soldo che un tale gli aveva dato poco prima. Quell’uomo che chiedeva l’elemosina, diceva John (si chiama così, l’uomo senza un dente e col riporto), s’è sentito uomo dando la moneta, più ancora che ricevendola.

Di cosa ha bisogno un uomo?, si domandava. Di soldi o del fatto di essere visto e riconosciuto?

Ha detto cose molto commoventi e profonde, e con grande passione.
Non c’è stato il tempo perché io gli potessi domandare quel che sentivo crescere ascoltandolo parlare di umanità, e – questo mi ha impressionato – di amore.

Glielo chiedo da qui. Non lo leggerà, ma come spesso accade le domande creano spazio nel cuore di chi le fa, e tanto basta.
Vorrei chiedergli: parli di accoglienza, e di rispetto, e di amore.
Ma qual è la traduzione politica di queste parole?
Come si trasforma in politica, in azione collettiva, in dinamiche legislative, il rispetto?

E il potere? È alleato?

E il bisogno sociale del carcere come luogo in cui stivare i capri espiatori? Il nostro bisogno di istituzioni che difendano l’immagine di rispettabilità che ci serve dare a noi stessi e agli altri?

Ero curiosa di questo, ma lui non me l’ha potuto dire.
C’è qualcosa che esula dalla dimensione della fede. Parlatemi anche di questo, vi prego. Anche se siete persone magnifiche, compassionevoli, consapevoli della complessità, e forse anche molto laiche.

Per favore, datemi la dimensione collettiva. Quella comunitaria è merce da supermercato. Utile, ma troppo pieghevole, duttile, comoda. Neutra, forse.

Ditemi, per favore, da che parte state.