il santo un po’ coglione

In questa cosa della Lega le cose che mi sfuggono sono parecchie.
Leggiamo, per esempio, qui.

Le evidenze di quello che non aveva mai voluto vedere gli sono state rivelate in un’epifania progressiva di fatti, circostanze ed eventi che fino a quel momento aveva sempre, letteralmente, ignorato.

Strozza la gola il pensare che, ancora pochi mesi fa, […] il capo padano preso in contropiede dal conflitto sottovalutato dichiarasse che «Renzo è l’unico di cui mi fido».

Strozza la gola? La gola di chi? Dei leghisti? Del giornalista? Dell’intero giornale concepito come organismo vivente?

Sono gli «amici» di Renzo, quelli che ogni giorno ne magnificano al padre le doti, a trarre i benefici economici dal sistema. Ma perché il gioco regga, il papà non deve sapere. Meno contatti ha, meglio è.

Ecco. Una delle cose che non capisco è quella su cui insiste il pezzo del quale qui sopra ho riportato alcuni stralci: perché qualcuno accredita una ricostruzione dei fatti che salva completamente Bossi, restituendone una figura a metà fra il santo e il coglione, ostaggio di due streghe e di un manipolo di spregiudicati.

Che elementi ci sono per dire che le cose sono andate veramente così?
Perché a sostegno di questa tesi del Bossi onesto-tutto-core-e-rimbambito non viene portato alcun argomento?
Perché se Scajola non sa è poco credibile, e se Bossi non sa è un eroe sconfitto?
E come possiamo dire che veramente non sapeva niente?

Questa cosa della statura tragica mi lascia molto perplessa.