che senso ha?

Non sto veramente pensando di chiudere il blog.

Però sempre più spesso mi domando che senso abbia parlare, dire.

Contro la mia stessa volontà, mi rendo conto giorno dopo giorno che coltivare speranze è ridicolo; che la speranza è proprio ciò che ci tiene fermi, perché ci illude che in un modo o nell’altro sia possibile interferire con la realtà.

E mentre siamo impegnati a pensare quale possa essere un modo costruttivo per interferire con la realtà, la realtà prende il sopravvento su di noi: i mille patetici poteri piccoli e grandi che ci tengono in ostaggio (e sono a loro volta tenuti in ostaggio da altri poteri) ridicolizzano nei fatti le nostre aspettative, e mentre ci martellano pesantemente sul cervelletto con la mazzuola cercano tuttavia di farci credere che lo fanno per il nostro bene, e che il tracciato del nostro sentiero verso la realizzazione delle nostre speranze rimanga inattaccato.

Ogni energia spesa nel tentare di cambiare ciò che non si riesce a cambiare è uno spreco di risorse e di talenti.
Ogni parola detta a chi non può capire è un’idiozia.

Quel che vedo è che la più apprezzata fra le virtù civili è il cinismo; che la più fruttuosa la viltà, e accidenti se mi fa impressione dover ricorrere a un termine come questo.

Sono completamente convinta che tutto stia per crollare.
Che i servi che si tengono buoni per paura pagheranno per primi.
Che non ci sia nessuna speranza.

L’unica cosa su cui conserviamo potere di intervento siamo noi stessi.
Si salvi chi può.
E una cosa è certa: io mi salverò.