sentenza ostica e commenti idioti

premere_meno_dueFrancamente fatico a capire commenti come quello di Buttiglione («è grave lo sconcerto e la preoccupazione di fronte al pronunciamento della Corte costituzionale su alcune parti della legge 40»), di Alberto Gambino (diventa possibile «operare soluzioni eugenetiche»), di Volontè che parla di «golpe delle lobby antivita», o di Bondi, per il quale la sentenza «pone un problema di democrazia».

Questi, assolutamente, non hanno mai letto né la legge 40 né i lanci di agenzia relativi alla sentenza della Consulta: la quale sentenza, per me, rischia di ingenerare situazioni tragicamente insensate.

Ma ugualmente negligenti sono stati anche quelli – i cui commenti capisco ancor meno, perché almeno da loro m’aspetterei più serietà – che, come Marco Cappato e Rocco Berardo, dell’associazione Luca Coscioni, parlano di «duro colpo alla legge 40»; o, come Vendola, riescono a dire che «è una bellissima notizia, perché è stata sconfitta una posizione segnata da massima arroganza ideologica, chiusa a ogni dialogo».

Secondo me la Corte costituzionale ha combinato un gran pasticcio. Può darsi che tecnicamente non avesse alternativa, ma le conseguenze possono essere molto meno incisive di quanto in queste ore pensano in molti.
Cerco di spiegare perché.


Dopo la sua sentenza di oggi, resta vigente il divieto di creare un numero di embrioni superiori a quello definito strettamente necessario, e viene cassata solo la parte dello stesso comma 3 dell’articolo 14 che così dice: (… necessario) «ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre».

A parte la sconcertante ignoranza del nostro legislatore, che parla di «impianto là dove invece dovrebbe parlare di «trasferimento» (perché se «impianto» fosse realmente, allora vorrebbe dire che la semplice deposizione di un embrione nella sede uterina comporta ipso facto l’instaurazione di una gravidanza, alla quale – al contrario – è necessario un «impianto» dell’embrione, appunto; se il trasferimento fosse un impianto, le percentuali di successo della fecondazione assistita sarebbero del cento per cento), l’unica vera conseguenza che deriva dalla sentenza della Consulta è che invece di tre soli embrioni ora se ne potranno trasferire a volontà.

Certo: c’è quell’inciso sul concetto di «numero strettamente necessario»; ma essendo questa grandezza una valutazione di esclusiva competenza medica, è teoricamente possibile che anziché abbassare il numero di gravidanze trigemine (in Italia il 3,5%; in Europa lo 0,8), questa sentenza aumenti il numero delle gravidanze «tetragemine» (esiste, la parola?).

Come questo si possa conciliare con la permanenza dei divieti di crioconservazione (a parte alcuni casi eccezionali) e di soppressione degli embrioni (entrambi confermati dalla sentenza della Corte costituzionale) è per ora, almeno a me, difficile da capire.
Teoricamente, per produrre tre embrioni bastano tre ovociti femminili fecondati ciascuno da uno spermatozoo.
In un ciclo mestruale normale, una donna in età fertile ne produce uno solo.
A darle modo di crearne di più, dunque, è la somministrazione di ormoni.

Nessuno garantisce che alla tal dose di tal ormone corrisponda la maturazione di tre e solo tre ovociti.
Se ne possono maturare assai più di tre, anche con sollecitazioni ormonali molto basse, perché la risposta di ogni organismo è differente.
Eppure, con la legge 40, se ne potevano fino ad ora fecondare solo tre, indipendentemente da quanti la stimolazione ormonale ne avesse effettivamente creati. Se ce ne fossero stati in eccesso, pazienza. Tutto il bombardamento ormonale al quale una donna era stata sottoposta non importava niente. Contano di più gli embrioni. Siamo in Italia.

Ora, dopo la sentenza, diventa in via teorica possibile fecondare più ovociti, ottenendone più di tre embrioni.
Ma se permane il divieto di congelamento e di soppressione degli embrioni, tutti gli embrioni dal quarto in poi devono comunque essere trasferiti nell’utero della donna.

Mi spieghino, adesso, i grandi pensatori della destra religiosa (dalla finissima Roccella in giù: stanno arrivando tanti di quei commenti di gente che non ha capito la sentenza!!!), e i fantastici profeti della libertà della donna (da Vendola in su), come questa sentenza abbia spostato i termini della questione.

Per favore. Smettetela di parlare. Lasciate in pace le donne.
Io, perlomeno, da donna, ne ho assolutamente abbastanza, di gente che prima mi dice cosa posso, devo, non posso e non devo fare, e poi mi spiega anche che una sentenza come questa è una meravigliosa vittoria o, al contrario, l’inizio della deriva eugenetica hitleriana.
Tanto più che questa sentenza (forse perché questo punto non determinava una situazione di incostituzionalità rispetto ai due casi specifici per i quali la questione di costituzionalità era stata sollevata) non cambia la parte della legge in cui si prescrive che il consenso al trasferimento dell’impianto può essere revocato solo fino alla fecondazione degli ovociti.
Dopo, basta.
Dopo, una donna non può più cambiare idea.
Il trasferimento glielo fanno per forza, e poi – casomai – può sempre abortire dopo.
Che geni, eh?

Ma fatemi un piacere.

Trovo assolutamente incredibile, per esempio, che il presidente dei centri italiani per la procreazione assistita dica che adesso «poter scegliere il numero di embrioni da impiantare si traduce in un vantaggio per le pazienti. Ad esempio, nelle donne al di sotto di 35 anni poter scegliere un solo embrione riduce la possibilità di una gravidanza multipla».
Questo si poteva fare anche prima di questa sentenza. La legge diceva che tre era il numero massimo di embrioni trasferibili. Non quello obbligatorio.
Possibile che la differenza la capisca solo io?

E già che ci sono: poi, con calma, qualcuno mi spieghi perché questo Lupi di Forza Italia dice che «non si capisce che cosa accadrà ora agli embrioni in eccesso. Verranno buttati? Se così sarà, è chiaro che con la sua decisione la Corte spalanca la strada a pratiche eugenetiche inaccettabili».
Anche qui: sono solo io che ho capito benissimo che anche dopo la sentenza della Corte costituzionale resta comunque vietato congelare e sopprimere gli embrioni?
Ma questa gente sa leggere?

Uno che sa leggere, però, c’è: è Stefano Ceccanti, costituzionalista del Pd. Siccome all’abolizione del vincolo dei tre embrioni la Consulta affianca anche la prescrizione secondo la quale occorre sospendere il trasferimento degli embrioni anche nel caso in cui ci sia pregiudizio per la salute della donna (cosa a cui il legislatore non aveva pensato!), Ceccanti dice che «l’aggiunta del vincolo di procedere senza pregiudizio della salute della donna significa concretamente ampliare i casi in cui è consentita la crioconservazione degli embrioni, anche in vista di impianti successivi».
La scelta, comunque, è per ora affidata al medico.
Un rischio troppo forte, per gli integralisti cattolici di questo Paese. E infatti, la Roccella ha già detto che devono cambiare le linee guida.
Amen.
Sempre sia lodata.

La questione, insomma, adesso diventa politica.
La vera domanda è se questa gente che tiene il Parlamento per le palle accetterà di lasciar pervio il varco pur minimo e dubbio che la sentenza lascia aperto, o se interverrà per mettere un tappo.
E se, ancora, renderà la vita impossibile a quei centri per la fecondazione assistita che di quel piccolo varco decidessero di voler approfittare fino in fondo.