un carabiniere vale tipo dieci rom

I consiglieri provinciali veronesi della Lega nord hanno predisposto una mozione urgente con la quale impegnano il consiglio provinciale a esprimere «la più totale vicinanza all’Arma dei carabinieri e agli agenti vittime dell’aggressione».
La storia è questa qui.

Nella mozione si legge: «Riteniamo che le forze dell’ordine che ogni giorno rischiano la vita per la difesa del cittadino non meritino un tale indiscriminato e immotivato linciaggio mediatico: quantomeno, la loro parola dovrebbe essere più degna di credibilità di chi, di qualsiasi etnia o provenienza, fa spesso dell’inganno uno stile di vita e di chi vive spesso ai margini (se non oltre) della legalità».

Sono belle, queste cose: chi dichiara di voler stare dalla parte della legge crede che l’unica legge possibile, accettabile, degna, onorevole e consentita siano polizia e carabinieri.

Dimentica completamente che per stabilire cosa – in simili casi – sia vero e cosa falso uno Stato si dota, normalmente, dello strumento della magistratura, che certamente può sbagliare, e certamente può anche farlo in perfetta malafede, e certamente troverà al massimo una verità giudiziaria che può anche essere molto distante dalla verità vera; ma è comunque uno strumento al quale non s’è finora trovata migliore alternativa.

Chi si pretende dalla parte della legge crede di essere La Legge, e non accetta alcun principio di separazione dei poteri.
Decide che le prove le ha già raccolte al di fuori di qualunque tribunale, e che va bene così.

Dimentica che la legge non presume in alcun luogo che un uomo o una donna che vestono una divisa siano per definizione più credibili degli altri cittadini.
Tant’è che, per esempio, molte sentenze hanno definitivamente chiarito che i giornalisti hanno l’obbligo di verificare le affermazioni di agenti e carabinieri proprio come quelle di qualsiasi altra fonte, e se non lo fanno vengono meno a un dovere di diligenza.

Chi si pretende dalla parte della legge tenta di far prevalere un principio sostanzialista che fa strage di ogni diritto, considerato inutile orpello formalista, e non garanzia di uguaglianza di trattamento davanti alla legge.
E ripropone – cosa pericolosissima, in una democrazia – lo scontro fra divise e toghe, nel tentativo di far prevalere la prima componente.

E questo vale indipendentemente da qualunque dinamica dei fatti accaduti a Bussolengo, tra i rom.