vi ho fregato: il letto grande non c’era

È stato bello, in libreria, vedere la mia prof di italiano e latino e il mio prof di storia del liceo, e tutte quelle persone curiose e ben disposte.
Mi sono divertita a sentir Giulio Mozzi e Marco Bellotto parlare del mio libro, e a parlarne io stessa. A parlar di giornalismo, di giornali, di gialli, di potere, di relazione fra giornali e potere.

È stato bello sentire Patrizia chiedermi del personaggio di Giuliana, e scoprire lì per lì che mi andava bene di dire la verità, e cioè che detesto le situazioni di privilegio, e dunque detesto anche il personaggio di Giuliana, e avere il coraggio di dire che somiglia per molti versi – l’ho scoperto ben dopo aver scritto il libro – a una mia carissima ex amica.

È stato bello parlare della mia relazione con mia madre – presente, vicino alla sua amica Sara – sul tema della femminilità.
Mi è piaciuto vedere facce che conoscevo mescolate a volti completamente ignoti; sentire la Marisa, la libraia Marisa, dire che il mio libro le era piaciuto.

E più di tutto mi è piaciuta una cosa che ha fatto mio figlio.
Un paio di giorno fa mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto farmi una domanda.
Sarebbe bellissimo, gli ho detto.
Ma mi vergogno, mi ha detto lui.
Va bene, gli ho risposto; se ti vergogni non farmela. Puoi sempre farmela in privato, quando siamo soli.

E invece, quando già Giulio stava pronunciando le sue parole di saluto, vedo una manina che si alza.
«Vorrei farti una domanda», mi dice mio figlio. «Perché hai deciso di scrivere questo libro?».
«Sai che non lo so bene?», gli ho risposto. «È venuto fuori da solo; mi sedevo al computer e la storia usciva da sola. Però, forse, l’ho scritto perché ero molto arrabbiata con il mio lavoro. Ti sembra una risposta soddisfacente?».

«Sì», ha commentato. «E se devo giudicare da quello che mi racconti, credo che tu abbia anche ragione, ad essere arrabbiata».
È stato meraviglioso che per me abbia vinto la sua vergogna.
Non ha neanche dieci anni e riesce sempre a stupirmi.
Gli voglio dichiarare pubblicamente tutto l’amore del mondo.