un piccolo nesso fra la sovranità e l’aborto

Non so capacitarmi di come si possa onestamente sostenere che il problema sia un eccesso di tolleranza, come se la questione stesse nel fatto che mentre i bastardi immigrati, clandestini e non, ci facevano la pipì in faccia (perché è questo, no?, quel che fanno i bastardi immigrati; mica altro, vero?) noi avessimo detto «ma sì, prego, continuate pure».

L’illuminato Panebianco ci soccorre: «Che cosa è infatti il reato di clandestinità? Nient’altro che la rivendicazione da parte di uno Stato del suo diritto sovrano al pieno controllo del territorio e dei suoi confini, della sua prerogativa a decidere chi può starci legalmente sopra e chi no».

Siamo stati troppo buoni con questi negri di merda, insomma.
Che tornino nelle loro fogne.
Lo Stato è mio e me lo gestisco io.

Se le cose stessero davvero così, non mi è chiaro perché in base al principio di sovranità uno Stato debba poter decidere chi ha il diritto di stare sul suo territorio e chi no – e non importa se cacciandolo lo fa morire – e una donna non può decidere di abortire.

Dev’essere che la donna non ha sovranità territoriale sul suo corpo.
Sì, dev’essere così.