al signorino vestito di bianco

Mio caro signorino vestito di bianco,
lasci che le dica una cosa.
Il fatto che lei possa un giorno ottenere, grazie al servilismo di gente che conosciamo entrambi ma lei certamente meglio di me, che questo Paese faccia tornare l’aborto nella clandestinità non significa affatto che lei avesse il diritto di ottenerlo, né che le donne – al contrario – non abbiano il diritto (sì: il di-rit-to, trattandosi del loro corpo e della loro vita, e non della sua, signorino vestito di bianco) di abortire.

D’altra parte, essendo l’aborto un’opzione praticabile da sempre, non si vede chi possa avere il diritto di scegliere se farlo oppure no se non la donna.
Chi argomenta contro l’esistenza di un «diritto» argomenta assai male; giacché sostiene che la donna non ha il diritto di abortire ma altri hanno il diritto di impedirglielo.

Come stupirsene, in realtà, se lei pensa che un embrione – che nessuno sa se diventerà una persona – abbia più diritti di una donna.
Sa cosa le dico, signorino vestito di bianco?
Che mi piacerebbe che fosse incinto lei.
La vedrei benissimo con un bel pancione.
Ma lei la vita, signorino, non la può dare.
La possono dare solo le donne, caro signorino.

Sappia, lei, che non ci sarà mai nessuna legge che potrà impedire a una donna determinata di abortire.
Le donne sanno decidere, anche se lei non vorrebbe.
Che peccatone, eh?
Su una cosa lei ce l’avrà vinta: che se l’aborto torna clandestino un po’ di donne moriranno.
Ma a lei non dispiace, vero?
In fondo se non ci fossero le donne l’inferno sarebbe un posto tristissimo.
Non ci sono nemmeno abbastanza sordomuti per tutti voi!