il pd chiede scusa di esistere

E mentre Berlusconi e Zaia ci spiegano di qual debole materia siano fatti i diritti degli immigrati (vedi post precedente), che cosa sta succedendo in quella che si supporrebbe essere l’altra parte?
Questo:

Suonare la prima strofa dell’inno nazionale all’inizio di ogni seduta del Consiglio comunale?
È la proposta del consigliere Giancarlo Montagnoli (Pd), già formalizzata in una mozione regolarmente depositata.

«È il modo giusto perché il Consiglio Comunale di Verona dia il proprio contributo simbolico al 150° dell’unità nazionale.
Accanto alle necessarie riforme federaliste che riconoscano l’autonomia dei territori, serve una forte sottolineatura dei simboli unitari nazionali.

A Roma il sindaco Alemanno lo fa già dal 2008 – spiega Montagnoli – e nel Veneto la discussione è aperta in molti comuni.
Sono sicuro che sarà accolta dalla maggioranza dei consiglieri dopo che anche il sindaco Tosi si è differenziato all’interno della Lega Nord sull’inno nazionale. Tendenza del resto confermata anche ieri alla cerimonia davanti alla lapide che ricorda il plebiscito per la unione del Veneto all’Italia – sottolinea il consigliere – quando Tosi ha fatto una ricostruzione condivisibile del processo di unificazione nazionale.

È bene – conclude Montagnoli – che la discussione sui valori fondanti torni nelle sedi opportune, come il Consiglio comunale, che da troppo tempo è snobbato dai media e dalla gente».

Traduciamo.

1. Di fronte all’aggressività senza precedenti con la quale la Lega e i suoi sodali organizzano campagne razziste e antimeridionaliste alle quali con leggerezza aderisce un crescente numero di cittadini, il Partito democratico chiede al Comune di Verona di dare un contributo simbolico al 150° dell’unità nazionale. Niente di politico, s’intende.
Ci mancherebbe altro che chiedessimo – che so – la cessazione della politica di esclusione razzista.
Non ci permetteremmo mai.
Troppa fatica; troppa mancanza di rispetto, forse.
Qualche volta magari l’abbiam fatto, ma non è che possiamo stare sempre a ripetere sempre le stesse cose. Poi il pubblico finisce per stufarsi e cambia canale.

2. Va notata la sollecitudine con la quale – in perfetto stile nazi-leghista – viene specificato in freddo linguaggio notarile che la mozione è stata regolarmente depositata. Niente di irregolare, da queste parti. Stiamo, è vero, criticando con molta moderazione l’operato della giunta; però siam regolari, eh.

3. Di qui in poi, l’apoteosi.

Necessarie.
Riforme.
Federaliste
Territori.

Perfetto lessico leghista. Manca solo il timbro del cosiddetto sole delle Alpi.
Le «riforme»: area di senso positiva.
«Necessarie»: nemmeno commento.
«Federaliste»: nessun dubbio che quello che sta facendo il governo sia «federalismo» e non un’altra cosa.
«Territori»: al plurale, come l’ortodossia leghista esige.

4. Due cosette grazie alle quali dimostrare che la nostra non è una proposta estremista o di sinistra:

a) che a Roma l’ex missino Alemanno già fa suonare la prima strofa di Fratelli d’Italia dal 2008; e,

b) che a Verona re Flavio I si sta dimostrando così ragionevole da aver «fatto una ricostruzione condivisibile del processo di unificazione nazionale.

Che bello vedere che il Pd chiede scusa di esistere.

È così confortante.