stracci volanti

Fra Grillo e Vendola volano gli stracci.

Brutalizzando, riassumo gli argomenti.

Grillo contro Vendola:
– fa politica da trent’anni;
– fa politica vecchia;
– la sua giunta ha avuto problemi giudiziari;
– io sto in Rete, e in Rete non ci sono padroni; se dici una sciocchezza la smascherano dopo mezzo secondo;
– noi in Rete siamo un «popolo»;
– nessuno di noi vuole essere un leader;
– «per candidarsi alle prossime comunali con il nostro simbolo a cinque stelle basta inviarmi una email e dimostrare di non essere iscritto ad alcun partito e di avere la fedina penale pulita».


Corollario delle affermazioni precedenti: Grillo contro Saviano:
– «”Vieni via con me” è un programma Endemol. E di chi è la Endemol? Di Silvio Berlusconi»;
– «Saviano lancia accuse a destra e a manca, senza però fare mai mezzo nome, è facile capire perché Silvio goda come un riccio».

Vendola contro Grillo:
– la sua è una «deriva d integralismo»;
– «se ciascuno sente di possedere il metro per giudicare, si finisce in una sorta di giudizio universale permanente»;
– «no, non riesco a capire la politica quando diventa, come in questo caso, livore e contumelia».

Non capisco, francamente:
– perché fare politica da trent’anni sia negativo;
– che cosa significhi fare politica da «vecchi»;
– come si possa credere anche solo per un istante che in Rete ci sia un «popolo»;
– chi possa veramente pensare che i cittadini posseggano le informazioni necessarie a «smascherare» le falsità che dovessero circolare;
– come sia possibile credere che è possibile perforare il rumore, ormai frastuono, che c’è nella Rete, e fuori;
– che senso abbia fissare a precondizione della candidatura la non iscrizione a un partito e la fedina penale pulita;
– che senso abbia rimproverare a Saviano il fatto che egli non faccia i nomi: chi è, Saviano? Se è uno scrittore, non vedo perché dovrebbe fare i nomi; se è un uomo di spettacolo, non vedo perché dovrebbe fare i nomi; Saviano s’è limitato a buttarsi sull’unico spazio che dal punto di vista del marketing gli rimaneva ancora libero: l’antileghismo; su questo tema ancora mancava un «testimonial forte», ed ecco che è arrivato lui: perché mai dovrebbe fare i nomi? Di chi?
– perché accusare Grillo di «integralismo» quando invece il problema non mi pare l’integralismo, ma al contrario la banalità sconcertante delle sue argomentazioni pontificali, e casomai un certo qual facile populismo (taglio che senz’altro egli condivide con Saviano, se non altro per il fatto che entrambi parlano di cose per le quali «gli onesti» un po’ di sinistra li difenderanno sempre, e faranno loro sempre da corona protettiva);
– come si possa accusare Grillo di essere sostanzialmente impolitico quando il tipo di marketing vendoliano punta alla suggestione di ciò che adesso tutti chiamano «narrazione», e per la politica non vi preoccupate che c’è tempo.