il sindaco-educatore apolitico

La notizia originaria – qui – è questa: per illustrare un volantino relativo a un incontro sulla raccolta differenziata dei rifiuti, il Comune di Spresiano, nel trevigiano, ha utilizzato la sagoma della Calabria per raffigurare un rifiuto gettato nel cestino.

La replica del sindaco è affidata all’Ansa.

«È un equivoco. È un simbolo preso da internet per fare prima e senza alcuna volontà di discriminazione».

Oh. Bene. Parole chiare e forti.
Ma è quel che Riccardo Missiato (il sindaco) dice poco più avanti a far rabbrividire:

«Siamo qui per educare la gente e non siamo portatori di alcun messaggio di discrimazione».

Secondo un sindaco di un Comune del Veneto – e, porca miseria, il dramma è che non importa nemmeno di quale partito sia – un’amministrazione locale ha il compito principale di – lo dirò con lentezza – e-du-ca-re-la-gen-te.

Mamme e papà dei cittadini.
Tutori.
In virtù di quale personale sapienza non si sa.
L’idea di mondo che ne esce mi sembra sconcertante.
Tanto più se si legge cos’ha da dire quest’uomo poco dopo:

«Siamo una grande famiglia (…). Io sono apolitico e sono al servizio dei cittadini per il bene comune».

Dunque: un sindaco è apolitico.
Un sindaco non fa politica.
Un sindaco è un papà che agisce per il bene dei suoi bambini.

E il dramma è che molti diranno pure che un sindaco deve essere apolitico.
Certo.
Dimenticavo.
La politica è una cosa sporca.
La politica è divisione, conflitto, e noi – invece – siamo gente di buon senso. Non vogliamo il conflitto, noi.
Vogliamo che tutti siano d’accordo.
Con noi, ovvio.
Non è mica colpa nostra se abbiamo ragione noi!