lo stupro di gruppo delle notizie

Sono molto colpita dalla leggerezza con la quale sta montando una reazione violentemente forcaiola e gastrointestinale alla sentenza di ieri della Corte di Cassazione su un caso di stupro di gruppo.

La Suprema corte ha rispedito nuovamente all’attenzione del tribunale di Roma il singolo caso a proposito del quale il tribunale del riesame di Cassino non aveva ritenuto applicabile una sentenza della Corte costituzionale.

Cosa diceva quella sentenza?
Diceva che la legge sulla violenza sessuale approvata dal Parlamento italiano nel 2009 era incostituzionale nella parte in cui prevedeva che al giudice non era consentito applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse e meno afflittive della custodia in carcere alla persona raggiunta da gravi indizi di colpevolezza.

In pratica, la legge del 2009 obbligava il giudice a mettere in prigione un indagato per violenza sessuale su cui pesavano gravi indizi.
E lo obbligava a farlo prima che qualunque sentenza entrasse nel merito della sua colpevolezza.
Si tratta di custodia cautelare, insomma; quella che viene prima della sentenza, e che il codice di procedura penale stabilisce legittima entro i limiti tassativi dell’articolo 274.

Art. 274. Esigenze cautelari.

1. Le misure cautelari sono disposte:

a) quando sussistono specifiche ed inderogabili esigenze attinenti alle indagini relative ai fatti per i quali si procede, in relazione a situazioni di concreto ed attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova, fondate su circostanze di fatto espressamente indicate nel provvedimento a pena di nullità rilevabile anche d’ufficio. Le situazioni di concreto ed attuale pericolo non possono essere individuate nel rifiuto della persona sottoposta alle indagini o dell’imputato di rendere dichiarazioni né nella mancata ammissione degli addebiti;

b) quando l’imputato si è dato alla fuga o sussiste concreto pericolo che egli si dia alla fuga, sempre che il giudice ritenga che possa essere irrogata una pena superiore a due anni di reclusione;

c) quando, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità della persona sottoposta alle indagini o dell’imputato, desunta da comportamenti o atti concreti o dai suoi precedenti penali, sussiste il concreto pericolo che questi commetta gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata o della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni.

Ricapitolando.
Nel 2009, il legislatore dice che per l’indagato per stupro su cui gravino indizi pesanti di colpevolezza, è obbligatorio – ripeto: «obbligatorio» – disporre la custodia cautelare in carcere, ovvero farlo andare in prigione prima che venga emessa una sentenza definitiva di condanna.

Nel 2010, la Corte costituzionale dice che, be’, veramente, «nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure», allora anche l’indagato per violenza sessuale nei cui confronti sussistano gravi indizi di colpevolezza può – se il giudice lo ritiene – essere ammesso a forme alternative di misura cautelare.
La Corte costituzionale, insomma, dice che il giudice non è più obbligato a mettere in prigione l’indagato – così come lo vincolava a fare la legge del 2009 – ma può scegliere, anche se esclusivamente quando ci siano elementi specifici relativi al caso concreto.

La Corte costituzionale produce sentenze che hanno valore per tutti i cittadini; stabilendo l’incostituzionalità di parti di leggi, le sentenze della Consulta sono effettivamente fonti normative, diventano leggi.

E cos’ha fatto, ieri, la Cassazione, sentenziando a proposito di uno e un solo caso, e cioè senza alcun potere di introdurre una nuova norma nell’ordinamento, ma casomai introducendo un precedente giurisprudenziale al quale i giudici di altri casi analoghi potranno fare riferimento (così come potranno però fare riferimento a sentenze di segno opposto, se esistono)?

La Cassazione ha stabilito che ciò che la Consulta aveva sentenziato a proposito dell’indagato «singolo» per violenza sessuale poteva valere – stante la sussistenza di «elementi specifici» dai quali, «in relazione al caso concreto» […], «risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure» – anche per indagati che, in numero superiore a uno, avessero concorso all’effettuazione della medesima violenza sessuale.

Ma la Cassazione non ha fatto solo questo: ha anche detto che, per stabilire se quegli «specifici elementi sussistono o no nel caso specifico, occorre che il caso venga riesaminato dal tribunale di Roma.
Fino alla sentenza di ieri, infatti, qualunque giudice fosse stato investito dell’autorità di decidere su quel singolo e specifico caso non avrebbe potuto che, obbligatoriamente (lo vincolava la legge del 2009), indirizzare gli indagati in carcere, a scontare una custodia cautelare precedente a qualunque sentenza di condanna.
Ora, invece, il tribunale di Roma può valutare se esistano oppure no le condizioni per attivare misure cautelari meno afflittive della detenzione in carcere.

La Cassazione non ha obbligato il tribunale di Roma né alcun altro giudice di questo Paese a non stabilire la misura cautelare in carcere per gli indagati di violenza sessuale di gruppo.
Ha obbligato il tribunale di Roma – e nessun altro giudice di questo Paese – a riconsiderare i fatti tenendo conto che non è più obbligato a mandare gli indagati in cella prima ancora che contro di loro sia emessa una sentenza di condanna.

Vi invito a guardare i titoli dei giornali che ho riportato qui. Non sono tutti, ma danno un’idea.
Vi invito a girare per i blog.
A guardare su Facebook.
Sembra che sia stato depenalizzato lo stupro di gruppo.
Sembra che stuprare sia diventato legale.

E poi ditemi se è preoccupante oppure no l’aria che tira.