mercato un corno

Ma perché dovrebbe apparirmi normale che una cosa che interferisce così intensamente e profondamente sulla vita delle persone – ovvero l’attività con la quale ci si guadagna da vivere relazionandosi al mondo; l’attività nella quale ci si sente di misurare se stessi davanti ai propri occhi e al cospetto dell’esterno – debba essere metafisicamente (e politicamente!) collocata in un luogo che viene definito “mercato (del lavoro)”?

Perché le nostre vite dovrebbero restare secondarie, in ombra, residuali, lasciando la scena al “monetario”?