plove di democlazia igienico-sanitalia

Mi piacerebbe riuscire a tenere un tono ilare e leggero, ma so già che non ci riuscirò.
Leggo che la sottosegretaria (veronese: la città dove vivo è un faro per tutti noi) al Welfare Francesca Martini vieta con un’ordinanza urgente (ah, quant’è urgente) i massaggi sulle spiagge.

Com’è ovvio, le motivazioni sono tecniche: i massaggiatori improvvisati possono far del male, l’igiene dei massaggiatori da spiaggia lascia a desiderare, le massaggiatrici a volte sono un po’ zoccole…

dopo secoli di spocchia intellettuale, ci penso io

Insomma: è la solita ordinanza che vorrebbe raddrizzare le gambe ai cani; il solito atteggiamento esistenziale per il quale io sono in regola e tu no; una sorta di convinzione adolescenziale in virtù della quale io posso sistemare il mondo sulla scorta del buon senso e lo farò. Un «adesso comando io che vengo dal popolo, mica come quei quattro intellettuali che credono di essere chissà chi e hanno portato il Paese allo sfascio», come un’ansia di rivalsa nei confronti dei nostri pochi secoli di storia democratica. Con tutta la rabbia di chi non riesce a digerire che si sia trattato di una storia «borghese».

e la stampa segue a ruota

Passi, comunque.
Purtroppo a queste alzate d’ingegno mi sto abituando.
Quel che mi fa star peggio è la gioconda facilità con cui il giornalismo asseconda quest’interpretazione della realtà, accettando la deriva di una democrazia igienico-sanitaria (i massaggi possono farti stare male, rovistare nei cassonetti diffonde le infezioni, i borsoni dei venditori di colore possono colpire i pedoni…), di una democrazia tecnica (non c’è niente contro gli stranieri che cercano di far due soldi coi massaggi; non c’è niente contro i rom ai cui figli prendiamo le impronte; non c’è niente contro i mendicanti che cacciamo dalle città), di una democrazia moralista (invece di massaggiare, alcune cinesine vanno appena fuori dalla vista e fanno certe cosucce; chi contratta con le prostitute ferma il traffico, e poi comunque le multe gliele mandiamo a casa così dove non arriviamo noi arriva la moglie che gli fa il cu**).
E con toni francamente stupefacenti.

queste lagazze cinesi sono ploplio di basso lango…

Prendiamo l’attacco del pezzo: «Massaggio, signora, massaggio. Plova».
Plova.
C’è scritto «plova».
Lo so che i cinesi dicono la «erre» in un modo diverso dal nostro.
So anche che gli italiani mangiano spesso gli spaghetti, però.
E se qualcuno, su qualche giornale straniero, ci chiama «mangiaspaghetti» dice la verità. Però noi ci incazziamo lo stesso, no?
Perché viene detto con intenzione dispregiativa.

… e pule un po’ spolche

Bene: il più autorevole quotidiano italiano scrive «plova». Scrive che questi «plova» agiscono sulle spiagge «senza rispettare le più elementari norme igieniche», ma dimenticando di spiegare quanti casi di infezione sono stati riscontrati tra i bagnanti che hanno accettato i massaggi.

istituzioni di dilitto pubblico

Il più autorevole quotidiano italiano accetta che, come pare dire la sottosegretaria, a vigilare sull’applicazione dell’ordinanza (che, ricordo, è urgente) dovranno essere i bagnini.
Io – non il Corriere – mi domando: in qualità di cosa?
Di ufficiali sanitari?
Di ufficiali di polizia giudiziaria?
Di agenti di polizia locale?
Di sceriffi?
Di guardie private?
Di agenti Fbi?

Mi è venuto un po’ di mal di stomaco.
Dev’essere che somatizzo.
Mi sa che per rilassarmi vado a farmi un fottuto massaggio in spiaggia.