i mandanti morali degli stupri

insetto_maschioIl Maestro Franco Califano fa il bis.
Sempre a Roma, ovviamente, città in cui l’amministrazione di destra deve aver pensato che alle donne è bene ricordare alcune cosette.
Così, per tenerle coi piedi per terra (e preferibilmente disponibili all’uso con poche e semplici pratiche preventive, tipo i bottoncini a clip o il velcro, per evitare che un uomo debba sprecare il fiato che poi gli serve).

La notizia – par di capire da qui – è che il Comune di Roma ha affidato a lui, a Califano, il ruolo di «testimonial» della festa della donna, l’8 marzo.

A prescindere dal senso che si voglia attribuire all’8 marzo, uno che pronuncia parole alate come «eppoi, diciamolo sinceri, una donna, anche la più raffinata e delicata d’animo, quando è il momento giusto vuole sentirsi presa e ingroppata come un animale», per me dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio alcune convinzioni che testimoniano in modo assai affidabile la sua tempra intellettiva e morale.

È la riduzione delle donne a un’unica dimensione esistenziale ciò che di questo figuro che pensa di avere tre gambe (e – di più – convinto che avere tre gambe sia tutto ciò che serva) è più intensamente stomachevole.

Per gente come lui – e fulgido esemplare della orrida schiatta dei califani è senz’altro quel bipede (anche) esteticamente rivoltante che si chiama Silvio Berlusconi – una donna è solo un involucro che, dotato esternamente di seno (meglio se smisurato), contiene, nell’ordine:
a) una vagina alla quale tutto ciò che serve è essere – chiedo scusa: non ho altro verbo; mi dispiace molto – «riempita»;
b) un utero nel quale custodire – che lei lo voglia o no – una morula, e poi un embrione, e poi un feto che – tutti e tre, ci mancherebbe altro – sono infinitamente più importanti di lei;
e ha bisogno solo ed esclusivamente di un organo sessuale maschile.

D’altra parte, non è stato forse quel minuscolo parallelepipedo senza collo a dire che Eluana Englaro era viva – viva! – perché poteva essere fecondata da qualcuno?
E questo cosa significa, se non che il diritto alla vita di una donna passa solo attraverso la sua vagina e il suo utero?
Cosa, se non che se essi son vivi lei non è morta?

Sì, è possibile che una donna desideri sentirsi presa. Ma quando lo vuole lei, e dalla persona che vuole lei. E se a un certo punto, lì per lì, cambia idea, il gentile ospite è pregato di astenersi dal continuare qualunque pratica sia in corso.

Sostenere che ogni donna, anche la più «raffinata e poetica», è in fondo un animale, sottende l’idea delirante e fascista che in una donna (nell’uomo non so e non me ne frega niente, se quell’uomo è un califano) esista una contraddizione teorica fra raffinatezza/poesia e animalità: doti che invece credo appartengano entrambe e senza alcuna contraddizione (meglio, però, se con una certa relazione dialettica e benevola) a tutti gli esseri umani, indipendentemente dal loro sesso, anche se ammetto che per alcuni uomini comprendere ragionamenti un po’ più complessi della logica binaria on-off è veramente una fatica inutile.

Questi – quelli che chiedono pene più severe – sono i mandanti morali degli stupri.
In fondo, uno stupratore equivoca solamente sul «momento», no?
Magari la sua unica colpa è che lui in perfetta buona fede pensa di avere individuato bene l’attimo in cui quella donna che ha davanti, così raffinata e poetica, desidera essere presa da lui e ingroppata come un animale, no?

Le lezioni all’università, gli fanno fare, a questo qui.
Ma tu pensa.
Che schifo.
Che nausea.
Che povertà morale.
Che miseria.