il comune si dà del razzista da solo

estintoriDa un computer del Comune di Verona, un consigliere comunale del Pd ha tentato di collegarsi con il sito del Movimento sociale-Fiamma tricolore, per andare a leggere ciò che su quel sito aveva scritto l’unico candidato all’incarico di difensore civico, un avvocato ben radicato negli ambienti di un partito (la Fiamma tricolore, appunto) appartenente alla maggioranza che esprime la giunta Tosi.

Il consigliere Pd, però, non è potuto entrare in quel sito.
Il divieto opposto dal firewall del sistema gli è stato notificato da un avviso sullo schermo: «Richiesta bloccata: violazione dei criteri di sicurezza. Ragione: intolleranza e razzismo».

La cosa curiosa è che, oltre a far parte della giunta, la Fiamma tricolore è quel movimento insieme al quale il sindaco marciò in corteo per le vie del centro della città nel dicembre 2007.

Eppure, nemmeno questo basta a far sì che il sistema informatico del Comune riesca a digerire ciò che lo stomaco della città (e del Paese) ha metabolizzato da un bel po’ (opportunamente producendone ogni conseguenza metabolicamente inevitabile): che nella maggioranza dell’amministrazione locale – ma anche nazionale! – ci sono persone che propagandano idee «intolleranti» (pessimo participio aggettivale) e razziste.
E questo – ovvio – indipendentemente dal fatto che il difensore civico in questione le propagandi personalmente oppure no.

Resta anche il fatto che il difensore civico (che dovrebbe – suggerisce la parola – assumere le parti dei cittadini nei possibili conteziosi che con l’amministrazione essi volessero conciliare grazie al suo arbitrato) è espressione di quella stessa maggioranza che produce le decisioni contro le quali i cittadini dovrebbero poter fiduciosamente ricorrere a lui.

Magari il difensore civico di cui si tratta è la persona più specchiata della terra.
Però dal punto di vista istituzionale questo è l’ennesimo corto circuito di un Paese tragicamente ridicolo che proprio quando sembrerebbe aver dimostrato d’aver completamente perso il senso del legame profondo che esiste fra forma e contenuto, s’inventa nuove forme che danno spazio a nuovi contenuti: forme geometricamente inesistenti; e contenuti matematicamente fascisti.

Mi viene in mente, per dire, la reazione di Capezzone alla proposta franceschiniana di tassare di un aggiuntivo due per cento i redditi di coloro che dichiarano oltre 120 mila euro l’anno.
Capezzone ha detto – lo giuro – che i ricchi non devono pagare più tasse, ma devono essere al contrario messi in condizione di poter spendere di più, di modo da rilanciare l’economia.

So che col difensore civico non c’entra; e che non c’entra neanche con la Fiamma tricolore.
Ma un uomo che pensa e dice che il mandato socio-istituzionale del ricco è spendere (corrispettivamente sottintendendo che il mandato del povero è fottersi, e aspettare fino a quando le spese del ricco non avranno – ahimé – rilanciato l’economia), a me sembra un ottimo esempio di protervia da razza padrona.

E questo col cosiddetto nostro clima culturale c’entra eccome.

Ps. La fonte della notizia è l’Arena di oggi.