un pm al passo coi tempi

Scrive l’Ansa che il procuratore della Repubblica dell’Aquila, titolare dell’inchiesta sui crolli per il terremoto, assicura: «Molto probabilmente non ci saranno indagati, perché gli indagati saranno anche arrestati». Se dovesse risultare che in qualche caso è stata mescolata al cemento la sabbia del mare – dice – «avremmo già avuto un risultato quasi definitivo, perché è notorio che la sabbia marina corrode il cemento, che non regge per niente».

Se anche fosse vero che la sabbia marina è stata usata (ed è possibile, non sto dicendo di no), e se anche fosse chiarito fin da subito che ad usarla è stato Tizio Caio (ed è anche possibile che lo si scopra nei prossimi sei minuti), mi domando che idea di procedura penale (e che idea di diritto, anche) abbia un magistrato che prima ancora di sapere se nel caso specifico sia o no applicabile almeno una delle tre condizioni che sole giustificano la carcerazione cautelare (pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di iterazione dello stesso reato) afferma la sua intenzione di utilizzare la custodia cautelare come un anticipo di pena.

Questo magistrato sta praticamente dicendo che non crede nella giustizia.
Sta dicendo che non crede nel processo come mezzo, ancorché approssimativo e ideologico, per l’accertamento dei fatti, perché l’unico titolare del potere di decidere se un indagato merita il carcere – e come pena, non come misura cautelare – è lui.

Le sentenze, insomma, se le fa lui da solo, eventualmente con il solo concorso formale di un gip che gli firmi ciò che apparentemente è un’ordinanza di custodia cautelare ma nei fatti (e nelle intenzioni del pm) è una sentenza di condanna.

Immagino che i garantisti di destra siano tutti felici perché finalmente un magistrato – come direbbe Gabriella Carlucci – ha deciso di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda della gente: cioè fare la faccia cattiva con coloro i quali il potere autorizza temporaneamente a trattar male.

Immagino solo cosa succederebbe se a promettere preventivamente di arrestare qualcuno fosse un pm che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione.
I capezzoni, i bonaiuti, i bondi, i ghedini, le carlucci, le bertolini, gli schifani, gli alfani, i castelli…

Ma tant’è.
Adesso va così.