un volgare decoro

Vorrei chiedere al sindaco della mia città, e ai tanti che da destra a sinistra vorrebbero farci credere di avere le idee chiare in proposito, che cosa intendano precisamente con la parola «decoro».

Stasera e domani – e un’infinità di altre serate estive, perché ormai l’anfiteatro è diventato una specie di succedaneo anacronistico dei vecchi spettacoli ggiovani di Canale 5, quelli delle federichepanicucci – ci sarà all’Arena un concerto in cui canteranno non so quanti cantanti.

I camion diesel che alimentano i generatori elettrici sono rimasti in moto ininterrottamente per tutte e due le notti passate.
La carreggiata della strada che costeggia l’anfiteatro è stata ridotta di quasi due terzi per far spazio a una specie di cortina verde scuro al di là della quale esiste l’area del privilegio: auto con vetri oscurati di cantanti e cantantesse; superfurgoncini da vip.

Vigili che dirigono il traffico.
E fuori, al di là della cortina verde scuro, centinaia di giovani e giovanesse che strillano come oche appena intravvedono qualcuno che potrebbe anche, chissà, essere famosettino.
Cicce fuori dai calzoni a vita bassa; occhi bistrati; maschi con capelli duri come spilli; pseudo-briatori che ciondolano senza meta; motorino, bici, panini, gelati, patatine, lattine, bottigliette d’acqua.
E i motori diesel ancora accesi.
Dice che fa bene ai bronchi.

Secondo loro, così la città vive.
Secondo me, si privatizza spazio pubblico, a esclusivo beneficio dei commercianti e di tutti coloro che credono intelligente avvantaggiarsi dell’idea che una città sia una sorta di perpetua Gardaland dei poveri.
In piazza Bra, per esempio (la piazza dove c’è l’Arena), ogni fine settimana c’è qualcosa che implica l’utilizzo di megafoni e amplificazione modello giostra di paese: giochi per bambini con campi finti di basket; baracchini di formaggi tipici; cantantini padani; orchestrine da festa del centro sociale anziani; e vendita galline km 2, per dirla con Busi.

Hanno l’etica dell’asso pigliatutto, e poi mi parlano di decoro.
Domani farò una foto e la posterò. Forse anche più d’una.
Così, per dare un’idea di che cosa sia quest’idea di decoro.