la retorica delle scuse, o dell’asilo istituzionale

La triviale canzone di Salvini – che da sola denuncia ciò egli stesso non fatica ad ammettere, e cioè l’immersione in un’etica da curva dello stadio – fa dire ai due giganti La Russa e Bocchino, ma anche (mio dio, ti prego) a gente della cosiddetta sinistra – vedi qui – che lui, Salvini deve chiedere scusa.

E quando ha chiesto scusa, cosa cambia?
Quando ha chiesto scusa siamo a posto?
Va bene che ha un cognome al diminutivo, ma cos’è? Dobbiamo farci bastare le scuse come con i bambini dell’asilo?
Come può, chiedendo scusa, emendare il lurido background che solo consente di pronunciare parole come quelle?