talenti, testimonial e meloni

C’è una cosa che si chiama Tnt, ed è una specie di «Amici» fatto dal ministero della gioventù (mio dio che denominazione ha scelto Giorgia Meloni).
Il sito è qui, e parla di un «festival dei giovani talenti».

Sono andata a guardare i curricula di alcuni dei «testimonial» dell’intrapresa, e va detto che l’idea di mondo che in qualche caso ne risulta sottesa mi sembra francamente agghiacciante, puntata com’è sulla vacua retorica – a volte fuori misura – del «vincente».
Non è questo, però, che mi colpisce.

E nemmeno mi urta troppo quel che si legge qui, alla pagina che dovrebbe chiarire le cose: generico, insensato (ma come? Fai un festival di talenti e dici che lo fai «per offrire ad ogni partecipante l’opportunità di scoprire il proprio talento»? Stai dicendo che non è nemmeno necessario avere già preventivamente individuato un proprio talento?) e con piccole sbavature grammaticali (come «essere coinvolti in prima persona allo svolgimento del festival»).

No. Quel che mi colpisce – e quanto – è questo: il ministero ha già individuato i «testimonial» ma se si cerca di capire da chi sia composto il «comitato scientifico» – qui – si trova una pagina vuota, in allestimento.

Indipendentemente dal valore che poi potrà avere questo Tnt, che magari sarà fantastico, a me pare che questa cosa di prima il testimonial e poi il comitato scientifico sia uno splendido segno di questi tempi dannati.
Mica conta il senso di quel che si fa.
Conta l’aura che a quel che si fa si riesce a dare.
I fatti sono una subordinata.
Conta la fuffa, il packaging.
Conta il personaggio, il «traino» che un «personaggio» si ritiene possa dare.

È tremendamente sconsolante.