il sindaco «licenzia» i consiglieri

Oppeano è un comune della provincia di Verona; ha un sindaco leghista che non è solo un sindaco leghista: è anche un deputato leghista.
Si chiama Alessandro Montagnoli.

Montagnoli ha deciso di «dichiarare incompatibili con la carica di consigliere comunale» cinque consiglieri di minoranza e l’ex vicesindaco che, leghista, è stato dalla Lega espulso, perché hanno firmato un ricorso al Tar contro una decisione dell’amministrazione.

L’opposizione si è rivolta al tribunale amministrativo regionale perché l’amministrazione ha deciso di vendere a privati un’area comunale destinata a verde e servizi, mutandone la destinazione d’uso e utilizzando gli introiti per chiudere il bilancio in modo da non sforare i termini fissati dal patto di stabilità.

Secondo il sindaco, consiglieri che siedono in consiglio comunale in virtù del fatto che hanno effettivamente raccolto i voti di preferenza dei cittadini (non come Berlusconi, che nessuno ha mai direttamente votato) possono essere «licenziati» per il motivo che – sostiene – fra loro e l’amministrazione pende lite giudiziaria.

Cioè, praticamente: ai consiglieri comunali è vietato ciò che ai cittadini normali di uno Stato di diritto è pacificamente consentito, almeno sotto il profilo formale: adire alla giustizia; penale, civile o amministrativa.
Se lo fanno loro, è lite col capo.
E siccome il capo è espressione del popolo sovrano assai più di quanto non lo siano i semplici consiglieri comunali, ne consegue che essi consiglieri – assai meno espressione del popolo – sono il lite con il popolo sovrano.
E chi se ne importa se una parte di quel popolo sovrano li ha eletti.
Certi voti non contano.

La concezione padronale della cosa pubblica fa venire i brividi.
Montagnoli sostiene che l’atto dei consiglieri è pretestuoso, perché essi – optando per una delle possibili soluzioni previste dall’ordinamento, peraltro, e senza violare alcuna legge o alcun mandato elettivo o fiduciario – non hanno chiesto al Tar la sospensiva, ma una pronuncia nel merito, cosa che – allungando inevitabilmente i tempi della pratica – impedisce al Comune di chiudere la vendita, e dunque di approvare il bilancio senza sforare i parametri del patto di stabilità.

E la motivazione – la motivazione per così dire a latere del sindaco è agghiacciante:

«Le aree in questione non vengono usate dai cittadini di Vallese, ma solo dagli zingari».
(…)
Io stesso ho presenziato agli sgomberi, avvenuti su segnalazione della popolazione che si lamentava. Inoltre la zona verde spesso viene danneggiata».

Ecco il senso delle istituzioni.

E a chi obietta che il comportamento è «antidemocratico», Montagnoli – che potrà far decadere i consiglieri in grazia del premio di maggioranza che nei consigli comunali riduce l’opposizione a impotenti a figurine di cartone – replica che

la lista civica avrà di nuovo i suoi rappresentanti, i primi cinque dei non eletti.

Non è semplicemente ma-gni-fi-co?

E dimenticavo una cosa:

E chi ci giudica ora da fuori, deve prima conoscere l’intera vicenda nei dettagli, l’opposizione va fatta, ma ci sono delle regole. In questo caso sono state infrante».

Da fuori.
Le regole.

Ma che belle, belle cose.